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Restituzioni

Restaurata la tela del Veronese, è tornata a colori

La tela del Veronese restaurata
La tela del Veronese restaurata
La tela del Veronese restaurata
La tela del Veronese restaurata

Ci sono molte strade per conoscere il nostro passato, ma c’è un unico modo per percorrerle: ed è quello di procedere piano, piano. Ed è quello che sembra dirci la tela “Cena di san Gregorio Magno” di Paolo Veronese, completamente restaurata e presentata ieri nell’antico refettorio dei frati di Monte Berico. A sorprendere sono i colori: la malachite e l’azzurrite che il pittore prediligeva, l’orpimento, il vermiglione e le lacche rosse, ma anche i colori di natura vetrosa come il giallo di piombo e stagno e lo smaltino. Difficili da descrivere, non resta che vederli in tutta la loro potenza, forza, maestosità, aggraziati da una nuova luce, oltre al cielo azzurro di ieri lasciava filtrare dalle finestre i raggi di sole dando una maggiore solennità all’opera. 
Ci sono voluti quasi due anni, in mezzo c’è stata la pandemia, ma nemmeno questo ha fermato completamente i lavori: in alcuni periodi proseguiti a singhiozzo, in altri più spediti sempre sotto l’occhio attento della restauratrice, Valentina Piovan, della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio delle province di Verona, Rovigo e Vicenza e con i finanziamenti messi a disposizione dal gruppo Intesapaolo in occasione dei trent’anni del progetto “Restituzioni” partito proprio da Vicenza e oggi esteso a quasi tutte le regioni italiane che ha permesso di ristrutturare oltre duemila opere del nostro patrimonio artistico. La presentazione ieri è toccata al sindaco Francesco Rucco, al direttore dei Musei civici, Mauro Passarin, dalla restauratrice, a padre Carlo Rossato, priore della comunità dei Servi di Maria, a Giuseppe Felice Romano della Soprintendenza e dal presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli. 
Non poteva mancare la sorpresa, ad aggiungersi all’ultimo minuto il critico d’arte e parlamentare, Vittorio Sbarbi che non si è risparmiato «Vicenza aveva tutti i requisiti per diventare capitale italiana della cultura nel 2014, il progetto era ottimo, il patrimonio artistico eccellente, ma è stato scelto Pesaro. Senza nulla togliere alla città marchigiana, sappiamo che le giunte di destra non sono gradite al ministro Franceschini e questa è cosa nota», ha ribadito. Qualche appunto all’opera di Veronese, alla rivalità con il Palladio con non l’ha mai citato nei suoi libri, alla storia, al ricordo di come la tela venne distrutta nel 1948 «e come la guerra ci insegni sempre che l’arte va tutelata e preservata». E ancora il ricordo di quando fece Giovanni Bazoli fece in città anche se l’idea di costruire un museo era stata perseguita da un armeno che abitava a Vicenza». Si sa, quando arriva Vittorio Sgarbi si apre un mondo sull’arte, sulla politica e suoi sui ricordi come ispettore negli Anni Settanta della Soprintendenza. Ma viviamo nell’epoca che, più di altre, ha sposato la velocità, darsi un tempo per capire l’arte è possibile, forse indispensabile. E per questo la tela di Veronese di dimensioni monumentali (4,68 per 8,61 per un totale di quaranta metri quadrati) ci insegna che a guardarla con calma si scoprono particolari incredibili: panni stesi, tra i palazzi palladiani, San Gregorio Magno al centro della scena mentre Gesù è in disparte, il committente da una parte e il pittore dall’altra e poi quelli che Sgarbi ha definito gli imbucati: mendicati, donne uomini con vesti in cui le pieghe assumono tonalità di un tempo andato e ritrovato. Il sindaco ha ricordato l’importanza del progetto “Abbiamo conservato un’opera fondamentale per la città e che ora torna per essere ammirata”. Bazoli (Intesa Sanpaolo) : «Non ci poteva essere dipinto migliore custodito in città per celebrare i trent’anni di Restituzioni».
Ma veniamo al restauro anticipato da una pulitura graduale e selettiva per rimuovere la vernice, i ritocchi, le velature a tempera delle stuccature in gesso e colla eseguite, nel 1973. E ancora per riportare alla luce la gamma cromatica vivace e distintiva di Paolo Veronese , la combinazione di luci e ombre, la giustapposizione delle campiture di colore ora apprezzabili anche sui volti e sulle vesti. Fra le scoperte del restauro l’utilizzo di diverse qualità di tessuto nel dipinto: uno a trama più fine nella fascia dedicata ai volti, necessario al pittore per una maggiore definizione dei dettagli. 
Visite all’opera restaurata sono in programma oggi e domani alle 10 e alle 11 condotte da guide turistiche autorizzate. Per prenotazioni ConsorzioVicenzaè 0444 994770. Il punto di ritrovo davanti al monumento dei caduti austriaci. 

Chiara Roverotto

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