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La stele di Rosetta e i misteri d'Egitto

L’appello dell’Egitto all’Inghilterra La stele di Rosetta si trova al British Museum dal 1801Ricordando l’antico Egitto Alcune statue recuperate da Champollion e conservate al Museo de Il Cairo L’anniversario La stele di Rosetta è stata decifrata duecento anni fa
L’appello dell’Egitto all’Inghilterra La stele di Rosetta si trova al British Museum dal 1801Ricordando l’antico Egitto Alcune statue recuperate da Champollion e conservate al Museo de Il Cairo L’anniversario La stele di Rosetta è stata decifrata duecento anni fa
L’appello dell’Egitto all’Inghilterra La stele di Rosetta si trova al British Museum dal 1801Ricordando l’antico Egitto Alcune statue recuperate da Champollion e conservate al Museo de Il Cairo L’anniversario La stele di Rosetta è stata decifrata duecento anni fa
L’appello dell’Egitto all’Inghilterra La stele di Rosetta si trova al British Museum dal 1801Ricordando l’antico Egitto Alcune statue recuperate da Champollion e conservate al Museo de Il Cairo L’anniversario La stele di Rosetta è stata decifrata duecento anni fa

La stele di Rosetta è uno dei reperti archeologici più importanti e famosi. Porta inciso il primo testo con il quale si iniziò a decifrare la scrittura geroglifica, consentendo poi la traduzione di migliaia di documenti fondamentali per comprendere la storia e la religione degli antichi Egizi. Torna di attualità in questi giorni per una campagna che ha raccolto oltre centomila firme per ottenere dalla Gran Bretagna la sua restituzione all’Egitto. Non è tanto una richiesta governativa, quanto un’iniziativa «popolare» guidata da vari intellettuali del Cairo, fra i quali l'ex ministro delle Antichità Zahi Hawass, in occasione del bicentenario della decrittazione della stele. La Stele di Rosetta è a Londra dal 1801, da quando gli inglesi la tolsero a Napoleone. Ecco la sua do Della spedizione militare di Napoleone Bonaparte in Egitto con lo scopo di contendere il potere agli inglesi e ristabilire i commerci francesi a Levante. Ma la spedizione ebbe anche risvolti scientifici e archeologici. Al seguito di Napoleone c'erano infatti anche 167 studiosi per descrivere e catalogare la natura del luogo e i monumenti dell'antico Egitto.

La battaglia di Abukir Era un giorno di luglio del 1799, alla vigilia della battaglia terrestre di Abukir, fra francesi e ottomani, alleati degli inglesi. Un semplice soldato agli ordini del Capitano Bouchard, durante i lavori di ristrutturazione nella fortezza di Rashid (Rosetta), città portuale nel Delta del Nilo, trovò una strana pietra di granito. La pietra riportava misteriose iscrizioni suddivise in tre differenti grafie: geroglifici, demotico e greco antico. Il capitano Bouchard, intuendo il valore e l'importanza del reperto, ordinò che fosse portato all'Istituto Nazionale, creato da Napoleone al Cairo. Accadde però che I francesi non solo subirono una debacle ad Abukir, ma persero il conflitto anche contro gli inglesi. Così nel bottino di guerra degli inglesi finì anche la Stele di Rosetta che dal 1802 fa bella mostra di sé nella Sezione egizia del British Museum a Londra. Prima che l’originale finisse agli inglesi, che tentarono con il linguista Thomas Young di decifrarla, i francesi la riprodussero facendone alcune copie, con il metodo della litografia. La sfida militare divenne culturale davanti ai segni criptici della stele. Nel 1814, Young si accorse che alcuni geroglifici racchiusi in un ovale, il cartiglio, erano scritti foneticamente, cioè a ogni simbolo corrispondeva una lettera greca del nome «Tolomeo». Doveva quindi esistere un legame fra quanto scritto in geroglifico e quanto espresso con l'alfabeto greco.

I sacerdoti di Menfi Fu poi il giovane linguista francese Jean François Champollion a capire che sulla Stele era inciso il testo di un decreto emanato nel 196 avanti Cristo dai sacerdoti di Menfi per celebrare il primo anniversario del Regno di Tolomeo V Epifane, e ringraziarlo per avere cancellato le tasse sui templi. Si poteva leggere, inoltre, la decisione dei sacerdoti di erigere una statua in suo onore in tutti i templi; nonché di scrivere il medesimo testo in tre grafie. Numerose copie della Stele, ordinava ancora il decreto, avrebbero dovuto essere esposte all'ingresso dei templi. Per decifrare il testo della stele di Rosetta, sulla scia dell'intuizione di Young, Champollion era partito concentrandosi in particolare sui geroglifici inclusi nei cartigli, che si ipotizzava contenessero il nome di un faraone o di un membro della famiglia reale. Si accorse che il nome Tolomeo, era scritto in maniera quasi identica sia nella Stele di Rosetta, sia su un obelisco rinvenuto a File. Champollion notò inoltre che i nomi stranieri di Tolomeo e Cleopatra, scritti in greco, avevano alcune lettere in comune. Se l'intuizione di Young era esatta, anche i geroglifici avrebbero dovuto presentare simili corrispondenze. I segni geroglifici dei due nomi corrispondenti alle lettere P, L,e O effettivamente combaciavano e dovevano quindi avere un valore fonetico, non simbolico. Ma i geroglifici funzionavano allo stesso modo anche per le parole egiziane? La prova del nove arrivò quando Champollion riusci a decifrare un cartiglio ricorrente piu volte sul tempio di Karnak: era quello del faraone Ramesse. Applicando lo stesso sistema ad altri cartigli giunse all'identificazione di nuovi segni e alla creazione di un alfabeto fonetico, utile per tradurre le iscrizioni e i papiri degli antichi Egizi.•.

Piero Capone

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