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La storia

Daniele Zovi: «Preso in giro da un topo»

Dall'Altopiano l'esperto forestale racconta la sua caccia con trappola: ma si chiede perchè uccidere e considerare gli animali degli invasori

Un libro serio, serissimo. Ma che ogni due pagine strappa il sorriso. Si può immaginare il più alto dirigente veneto del Corpo forestale dello Stato sconfitto da un topo dopo una lunga guerra di posizione? Precisiamo che alla fine l'ingegno umano trionfa e il piccolo ratto più furbo degli altri verrà catturato.

La presentazione

Per arrivarci però Daniele Zovi - altopianese di Roana, laurea in Scienze forestali, 40 anni di servizio tra boschi e foreste venete - ci ha impiegato un bel po'. E se è capitato a lui, non ci sentiremo mai più sconfitti d'ora in avanti. Zovi firma ora per Utet "Caccia al topo", 206 pagine, che si presenta martedì 9 alle 18 da Galla 1880, piazza Castello a Vicenza in dialogo con Guido Beltramini. Vi si legge una delle storie di uomini e animali lungo il filone aperto da "Lupi e uomini" del 2012, proseguito con "Alberi sapienti, antiche foreste", "Italia selvatica", "Autobiografia della neve", "Alberi!, "In bosco".

La storia

È il musetto simpatico di una moreieta a innescare il racconto, il giorno in cui in casa l'autore scorge con la coda dell'occhio la sagoma: sale le scale e si trova a tu per tu col nemico. Nessuno dei due si muove. Si guardano negli occhi, entrambi sono perplessi: «Potrei essere il primo essere umano che vede e potrebbe non identificarmi come una minaccia». Mentre l'uomo ha coscienza di sé, il topo cosa saprà di se stesso e cosa del mondo che lo circonda? È da domande come questa che decolla e prende il volo una riflessione sul rapporto con gli animali, che un tempo erano davvero contigui alla quotidianità. Case e stalle erano adiacenti, anche per ragioni di calore, le pecore sotto il portico, le galline gironzolavano beate, gli asini erano i "furgoni" da trasporto. E il maiale rappresentava una ricchezza, con tutto il bendidio che si ricavava. Ma la memoria di un pastore che in Sardegna carezza il porco come fosse un cane domestico, cambia in Zovi la percezione della relazione con le bestie, così come la storia di Garibaldi salvato da un mulattiere.

Torniamo al topo

Anche la tolleranza ha un limite, vista la quantità di escrementi sparsa nelle camere e i mobili rosicchiati. Zovi cerca un modo gentile di espellere l'inquilino dagli incisivi implacabili. I muri in pietra non aiutano e per quanto li si sigilli qualche forellino lo lasciano sempre: ed è lì che si insinuano i ratti baffuti, di cui si spiegano abitudini, vita sociale, resistenza delle mascelle, preferenze culinarie. Sfatato, ad esempio, il mito del formaggio: non è vero che i topi ne sono ghiotti, mangiano molto più volentieri le palline di mollica, noci e miele che Zovi preparerà per l'ultimo agguato. Furbi sono furbi, sanno quando fuggire, compiono lunghi tragitti, tanto che in uno dei kit ordinati in Germania il costruttore consiglia di portare il "prigioniero" ad almeno due chilometri di distanza, o seguendo gli odori tornerà indietro. Con le prime banali trappole a scatto il padrone di casa fa fuori due topi, ma prevale il senso di colpevolezza. Zovi si dice inguaiato dalla tenerezza e come gli era già accaduto incrociando uno sguardo animale, viene meno il senso di onnipotenza umana.

Stiamo alla giusta distanza

«Lasciamo - scrive - che queste creature facciano la loro vita, vivano la loro esistenza e noi la nostra». Il cacciatore-scacciatore si reca quindi nel negozio per chiedere una cattura incruenta: gli propongono gli ultrasuoni, ma studiato il manuale vengono scartati per gli effetti dolorosi; la soluzione successiva sono le vibrazioni, simulando un lieve terremoto che scoraggia i roditori a sostare ma fa ballare mezza casa. Esaminato anche il caso sonogrammi, l'ipotesi è scartata. La terza soluzione è una cupoletta in metallo , dove si entra con facilità ma non si riesce più ad uscire. Il capitolo si apre alla filosofia del rapporto tra preda e predatori, citando l'attualità dei lupi, degli orsi, dell'eccesso di cervidi: finisce intanto che il pezzetto di salsiccia sparisce e la trappola fallisce.Il web Il figlio Francesco soccorre il padre Daniele con l'offerta on line, dove spuntano tre parallelepipedi che dovrebbero ingabbiare i topi senza ucciderli né ferirli. Due congegni funzionano, i topi vengono liberati nel bosco: il terzo no e l'Houdini dei ratti la fa franca ancora una volta. Siamo alla soluzione finale: altra trappola a cinque stelle superior con galleria in fil di ferro e base in acciaio cromato. Se non fosse accaduto realmente, sarebbe da non crederci. Il bocconcino agganciato è da masterchef e Micky Mouse stavolta è incastrato. Ma chi è il vincitore? Chi lo sconfitto? E cosa sarà accaduto intanto anche nel lettore?.

Nicoletta Martelletto

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