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La cerimonia

Campiello Junior a Vicenza: premiati i libri di Palumbo e Petrosino

Da destra: Enrico Carraro, gli scrittori vincitori Angelo Petrosino e Daniela Palumbo, e Antonio Calabrò
Da destra: Enrico Carraro, gli scrittori vincitori Angelo Petrosino e Daniela Palumbo, e Antonio Calabrò
Da destra: Enrico Carraro, gli scrittori vincitori Angelo Petrosino e Daniela Palumbo, e Antonio Calabrò
Da destra: Enrico Carraro, gli scrittori vincitori Angelo Petrosino e Daniela Palumbo, e Antonio Calabrò

«Inviterei gli insegnanti a raccontare, a regalare storie. I ragazzi ne avranno solo benefici. Abituarli a leggere, ad avere fantasia li porterà lontano. Qualche volta mettete da parte i programmi ministeriali, aiutateli e crescere ve ne saranno grati per tutta la vita e vi ricorderanno per questo». Angelo Petrosino con "Un bambino, una gatta e un cane" (Einaudi ragazzi) ha vinto la terza edizione del Campiello Junior nella fascia d'età 7-10. A consegnare la targa il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro (al secondo posto Fabrizio Silei con "Il Grande discorso di Cocco Tartaglia" ed Elisa Ruotolo con "Il lungo inverno di Ugo Singer"). Mentre in quella 11-14 si è aggiudicata il riconoscimento Daniela Palumbo, scrittrice e giornalista con "La notte più bella" (Il battello a vapore edizioni) consegnato da Antonio Calabrò, direttore della Fondazione Pirelli (alle sue spalle Alice Keller "Fuori è quasi buio" e Andrea Molesini vincitore del Campiello nel 2011 con "Non tutti bastardi sono di Vienna", con "Storia del pirata col mal di denti e del drago senza fuoco").

Il primo è un libro illustrato con Sara Not che da anni collabora con lo scrittore per l'infanzia (nella sua carriera ha scritto 200 libri) e racconta la storia di un bambino rimasto orfano che viene affidato ad uno zio, un po' burbero che diventa amico di una gatta randagia e di un cane rapito e abbandonato. Assieme formano una squadra capace di superare sventure e ostacoli senza paura. Mentre Palumbo - che ha già collaborato con Liliana Segre nella stesura di "Fino a quando la mia stella brillerà" - ha proposto otto racconti che partono dalla notte del 9 novembre del 1965 (la sua data di nascita) a New York quando un blackout bloccò tutto e i protagonisti si ritrovano ad affrontare l'ignoto.

Se questa è la cronaca della finale della terza edizione del Campiello che si è tenuta ieri nella sala del Ridotto del Comunale - condotta da Valentina De Poli assieme a Davide Stefanato, accompagnata dalle letture dell'attore e regista vicentino Piergiorgio Piccoli, che gli organizzatori sperano di ripetere negli anni a venire in modo che a Venezia resti l'asse portante dei romanzi di scrittori per adulti, a Verona quello dedicato ai giovani e a Vicenza la sezione Junior - è stata anche un'occasione per fare il punto sulla letteratura per i più giovani nel nostro Paese, in vista della prossima fiera che si terrà dall'8 all'11 aprile a Bologna, la Children's Book Fair. «La letteratura per ragazzi sta molto bene sulla base dei dati che abbiamo a disposizione. Anzi, è in crescita- ha ribadito ieri Pino Boero, presidente della giuria di selezione del premio, già docente di Letteratura per l'infanzia e Pedagogia della lettura all'università di Genova - Dirò di più, nonostante ci siano tanti mezzi, il telefonino per citarne uno, il libro resiste tra i ragazzi come tramite per imparare, conoscere e socializzare. Si parte con i cartonati fin dalla prima infanzia e qui scopriamo un mondo di illustratori capaci e bravi e arriviamo fino ai 14 anni, fascia in cui le ragazze leggono più dei maschi».

Nulla di nuovo all'orizzonte, se i genitori leggono lo fanno anche i figli e se una scuola invita alla lettura, con tutti mezzi di cui dispone, contribuirà a formare gli amanti dei libri del futuro. Però, dopo l'adolescenza accade qualcosa, in particolare alle superiori quando molti smettono di leggere e scelgono altri mondi. «Notiamo anche questo- continua Boero- evidentemente è stato fatto molto, ma non abbastanza. L'Italia resta un paese che scrive molto, ma non legge altrettanto. La ricetta per cambiare? L'abbiamo vista anche a teatro durante la premiazione: la parola letta da un attore, o da qualcun'altro è sempre una magia, un universo che si apre. Credo che il racconto sotto qualunque forma sia sempre fondamentale. L'oralità, la definiva così il grande maestro Gianni Rodari, è importante, crea interesse e diventa stupore per chi ascolta». Alla cerimonia hanno assistito anche il sindaco Possamai, gli assessori Fantin e Selmo e Lara Bisin di Confindustria Vicenza. Il prossimo 21 settembre al teatro La Fenice di Venezia si terrà la finale del Campiello 2024.

Chiara Roverotto

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