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CERVELLI E CELLULARI MAI SPENTI

Il saggio edito da Longanesi
Il saggio edito da Longanesi
Il saggio edito da Longanesi
Il saggio edito da Longanesi

Ma come si fa a farne a meno? Hanno un bel dire gli anti tecnologici che si può tranquillamente vivere senza cellulare, senza web e senza cyber relazioni. I vantaggi che il mondo delle connessioni ci offre sono così elevati che starne fuori significa perdere importanti occasioni, razionalizzare il tempo, giocare sempre d’attacco e non di difesa. Apocalittici e integrati tornano come nel famoso saggio di Umberto Eco a confrontarsi, mentre la realtà quotidiana ci sopravanza e spesso ci sfugge di mano. Tutto questo è alla base del saggio di Vera Gheno, sociolinguista, e Bruno Mastrioanni, giornalista e studioso di comunicazione, che per Longanesi hanno firmato “Tienilo accesso. Posta, commenta e condividi senza spegnere il cervello”, 284 pagine: si presenta stasera a palazzo Festari, Valdagno, alle 20.30 su invito del team Guanxinet. I due autori dialogheranno con Filippo Nani, consigliere nazionale Ferpi. Dunque un manuale? Un esercizio accademico? Forse un ragionamento sereno ma incalzante su quel “coso” che ha invaso la nostra vita ma del quale non bisogna diventare schiavi. «Se vogliamo comunicare, dobbiamo essere disposti anche a sporcarci le mani - scrivono gli autori - e usare le parole per coltivare i significati con gli altri in rete. Altrimenti la grande libertà che ci siamo conquistati con l’iperconnessione potrebbe finire in una gigantesca discussione fine a se stessa». E il manipolatore di turno, il datizzatore potrebbe essere l’unico a trarne vantaggio. Allora il mezzo bisogna conoscerlo, nei suoi difetti e nelle sue potenzialità: lo smartphone va messo sotto i raggi x. Non tanto negli anfratti di servizio - le generazioni digitali ne esplorano ogni uso possibile - quanto nei rischi. A partire dall’odio che cova nel lato oscuro del web, il terreno di coltura di troll e hater. Odio verso se stessi, odio verso gli altri, odio scatenato da eventi, adescamenti, esibizioni... nel catalogo c’è davvero di tutto. Ma allora è meglio tenere spento il “coso”? La risposta è no, spegnere non significa stare fuori: bisogna saper accedere e saper spegnere. Il tutto rinvia ad una maturità che spesso non fa rima con la vacuità dei ragazzini in crescita. E allora andiamo agli adulti, «largamente impreparati a gestire i figli in questa dimensione digitale», figli che hanno comunque bisogno di «non vedere sminuite e derise la competenze, ignorate le preoccupazioni, derubricati i problemi». Stare in rete significa anche reimparare ad usare le parole, a dare ad esse un significato compiuto, a curarne forma e sostanza, ricorrendo anche alle regole sulla conversazione del filosofo inglese Herbert Grice: sincerità, pertinenza, chiarezza, equilibrio. Dalla seconda alla quarta sezione il libro affronta tre grandi ambiti dell’affaccio in Rete: parlare di sè, parlare di ciò che accade intorno, parlare degli altri. Ci vogliono competenze nuove e diverse verso le quali Gheno e Mastroianni conducono progressivamente attraverso domande sull’immagine che ciascuno ha di se stesso, sul senso dell’identità, sul bisogno di nasconderla e ritrovarla. Bisogna scegliere anche qui, come nella vita vera, con chi accompagnarsi: quali social, quali amicizie, quali maestri di pensiero o di stile. E sapere che «anche il like logora chi non ce l’ha». Come accettare poi una piazza virtuale che ogni giorno somiglia ad uno sfogatoio di rabbie e proteste, ad un crocevia di bassezze, dove tutto - anche gli spunti migliori - sembrano soffocare? «La libertà non è dire tutto quello che penso, ma pensare (bene) tutto quello che dico» è il monito del libro che prima ancora che una regolamentazione internazionale suggerisce una autoregistrazione del proprio modo di stare e postare. Un’educazione “posturale” on line? Se non sembrasse una battuta si impone, a partire da scuola e famiglia, suggeriscono i due esperti. Che il libro lo hanno prodotto proprio dopo aver girato l’Italia in lungo e in largo e aver raccolto migliaia di testimonianze. •

Nicoletta Martelletto

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