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Santorso

Morì intossicato in ospedale. Condannati in tre

Responsabili del dramma avvenuto in reparto due infermieri e un’operatrice sanitaria. Assolti il primario e il dg
La tragedia avvenne nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Santorso nel marzo 2017
La tragedia avvenne nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Santorso nel marzo 2017
La tragedia avvenne nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Santorso nel marzo 2017
La tragedia avvenne nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Santorso nel marzo 2017

Tre condanne per la morte di Eugenio Carpenedo. Ieri mattina, il giudice Cuzzi - accogliendo la richiesta del pubblico ministero Chimichi - ha inflitto un anno e 4 mesi di reclusione per omicidio colposo agli infermieri Luciano Tizian, 56 anni, di Thiene, che era anche coordinatore del servizio antincendio del reparto di psichiatria dell’ospedale di Santorso, e Maria Francesca Agnellini, 56, di Piovene, con loperatrice socio sanitaria Lorena Villanova, 62 anni, di Schio (tutti assistiti dagli avv. Pierluigi Vinci e Filippo Spellanzon).

I tre imputati, in solido con l’Ulss 7 Pedemontana, dovranno risarcire con 224 mila euro la zia e la cugina della vittima, Gelinda e Brunella Baù, parti civili con gli avv. Enrico Losavio e Maria Emanuela Spagnolo; dovranno anche pagare le spese legali.

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Il tribunale non si è al momento espresso in merito alla richiesta di risarcimento della onlus “Cittadinanza e salute” (avv. Tiziana Ceschin). Sono stati invece assolti, per non avere commesso il fatto, gli imputati “eccellenti”, Giorgio Roberti, 67 anni, di Carbonera, nel Trevigiano, all’epoca dei fatti direttore generale dell’Ulss 7, poi allo Iov di Padova (è difeso dagli avv. Emanuele Fragasso junior e Federica Cestaro), ed Edoardo Vanzetto, 70, di Carmignano di Brenta, già dirigente medico e coordinatore a Santorso (avv. Lino Roetta e Bertilla Lain). Entrambi, presenti in aula, hanno espresso soddisfazione per la sentenza sollecitata dai loro legali: «Non c’entravamo per nulla con il dramma».

La tragedia

Il dramma era avvenuto nella notte del 24 marzo 2017 nella camera del reparto, con due letti; ma Carpanedo, 63 anni, ospite da qualche tempo, era da solo, e il giaciglio era in una posizione non coperta dalle telecamere. Nel reparto si poteva fumare, ma solo negli spazi consentiti; la vittima, che aveva manifestato «uno stato di agitazione psicomotoria», ha ricostruito il pm coordinando le indagini dei carabinieri di Piovene e dei vigili del fuoco, si era accesa una sigaretta in camera (dove era vietato), anche se l’accendino non è mai stato trovato. Poi si era assopita, e il mozzicone aveva dato fuoco alle lenzuola, provocando un denso fumo. I sanitari se ne accorsero qualche minuto dopo; il paziente venne soccorso, ma morì a causa del monossido di carbonio, intossicato. La procura contestava agli imputati di aver violato una serie di misure di sicurezza, che furono in parte causa del dramma. Carpenedo, era la contestazione, non venne seguito adeguatamente; anche se era agitato, né Tizian, né Agnellini o Villanova informarono il medico e controllarono poi l’interno della stanza. Non si accorsero che la spia esterna era accesa. Vanzetto e Roberti invece non avrebbero verificato la corretta gestione delle emergenze, secondo il pm: tesi smentita dalle difese, che hanno convinto il giudice. Pertanto, per quella morte i responsabili sono gli infermieri e l’operatrice.

I parenti

«È emersa la verità, e cioè che l’ospedale non ha tutelato Eugenio», ha detto l’avv. Lo Savio, che tutelava le parenti della vittima.

Diego Neri

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