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Pozzoleone

Leila e Bradley
desideravano
avere un figlio

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I rilievi degli investigatori
I rilievi degli investigatori
I rilievi degli investigatori
I rilievi degli investigatori

POZZOLEONE. Per cercare di trovare una spiegazione all’omicidio-suicidio di Pozzoleone si scava in ogni aspetto della vita di Leila e Bradley Kinser. Anche in quelli più intimi. Si tenta di capire cosa possa aver innescato il vortice depressivo che ha portato l’ex ufficiale dell’esercito statunitense a decidere di mettere fine sia all’esistenza della moglie che alla propria. I coniugi non avevano problemi economici e, a detta di tutti, nemmeno di coppia. Erano dunque una famiglia felice. Mancava, però, qualcosa: un figlio. Il desiderio di diventare genitori era talmente grande da farli tentare anche la strada dell’inseminazione artificiale. Se la mancanza di paternità possa o meno essere all’origine del vortice depressivo che ha spinto l’ex militare statunitense a recidere le vite di entrambi, però, è ancora tutto da dimostrare.
Nel frattempo proseguono gli accertamenti per stabilire l'esatta dinamica della duplice disgrazia scoperta il pomeriggio di Pasquetta nella villetta di via Nicoletti. Domani verrà eseguita l'autopsia sulla salma della donna, come disposto dalla procura. I funerali di Leila saranno celebrati la prossima settimana con rito ortodosso. Dopodiché il corpo verrà cremato e le ceneri rimarranno a Vicenza. Lo ha deciso la madre della donna, Ludmila, che arriverà in città all'inizio della prossima settimana.  

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