<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Vicenza

Orecchi bionici
per il piccolo
rimasto orfano

Il piccolo Illia, sordomuto, in una foto scattata a Salcedo
Il piccolo Illia, sordomuto, in una foto scattata a Salcedo
Il piccolo Illia, sordomuto, in una foto scattata a Salcedo
Il piccolo Illia, sordomuto, in una foto scattata a Salcedo

 

VICENZA. Illia ha 6 anni, vive a Kiev in una casa-famiglia intitolata a San Francesco assieme ai suoi 6 fratellini, non ha un papà perché è morto e non ha una mamma perché è una sbandata, è un bambino dai capelli che sanno di bosco e gli occhi luminosi come la luna piena, ed è sordomuto da quando è nato. Vittima, forse anche lui, dei veleni sprigionati dalla nube di Chernobyl, una bomba radioattiva che 30 anni fa folgorò popolazioni inconsapevoli con una potenza 500 volte più micidiale di quelle di Hiroshima e Nagasaki. Illia è sordo perché muto. Se potesse udire, potrebbe imparare a parlare, crescere come un bambino finalmente normale. Per questo, martedì, in una sala operatoria del San Bortolo, il dottor Riccardo D’Eredità, viceprimario del reparto di otorino, gli impianterà due orecchi bionici. Questa volta, però, sarà un intervento ancora più speciale.

La storia inizia a novembre. Suor Svitlana, direttrice dell’istituto di Kiev in cui è ospitato il piccolo, scrive una lettera a Gianbenedetto Anzolin, presidente dell’associazione “Famiglie insieme”, un personaggio che, nel 2006, raccogliendo l’eredità del parroco don Antonio Boschetti, si è inventato l’impegno di accogliere nel calore di tante generose case vicentine, fra Breganze, Salcedo, Fara, San Giorgio di Perlena, Mason, Molvena, Piovene, Longa, centinaia di ragazzi ucraini. «Aiutate Illia a sentire. Qui da noi è impossibile». Così invoca la suora angelica che ogni anno arriva a Breganze con il suo carico di bambini. Da Kiev chiama anche mons. Stanislao Szyrokoradiuk presidente della Caritas Spes.

«Come potevamo rimanere insensibili?», dice Anzolin, che in questi anni ha organizzato molti viaggi della speranza per bambini ucraini affetti da malformazioni soprattutto facciali. Gianbenedetto si mette in moto. Parla con il primario della chirurgia maxillo-facciale Ugo Baciliero che lo indirizza a D’Eredità, e quest’ultimo si dichiara subito disponibile ad operare il bambino. Il grosso ostacolo è la spesa. Illia è straniero e non può godere di assistenza medica. Anzolin si rivolge alla Regione. Venezia risponde che quest’anno per i casi umanitari ha solo un plafond di 400 mila euro e potrà coprire i costi ospedalieri, 12 mila euro, purché l’associazione si accolli l’acquisto dell’apparecchio acustico. D’Eredità telefona all’azienda fornitrice, spiega il caso. Dall’altra parte capiscono e dimezzano il prezzo dell’impianto, da 60 a 30 mila euro.

Ora ci sono da trovare 35 mila euro. Per il dispositivo da utilizzare su entrambi gli orecchi, le spese per i viaggi aerei, la permanenza in Italia di Illia e della tutrice suor Svitlana. Pierbenedetto lancia un blog che si chiama “Un mondo di voci”, apre una sottoscrizione e vara iniziative, fra cui ieri un concerto corale nella basilica di San Zeno a Verona e oggi uno spiedo nel piazzale della canonica di Salcedo. «Aggiungi il tuo anello alla nostra catena di solidarietà», è l’appello di Anzolin che finora ha raccolto 18 mila euro. Ne mancano 17. Da far avere all’onlus di Breganze che aiuta a far uscire dagli incubi di una vita difficile i bambini con i braccialetti di Chernobyl. Illia è arrivato 3 giorni fa. Martedì l’intervento.

Franco Pepe

Suggerimenti