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Vicenza

Il piccolo orfano
riesce a sentire
E piange di gioia

Illia con il dottor D’Eredità e Gianbenedetto Anzolin dell’associazione Famiglie insieme. PEPE
Illia con il dottor D’Eredità e Gianbenedetto Anzolin dell’associazione Famiglie insieme. PEPE
Illia con il dottor D’Eredità e Gianbenedetto Anzolin dell’associazione Famiglie insieme. PEPE
Illia con il dottor D’Eredità e Gianbenedetto Anzolin dell’associazione Famiglie insieme. PEPE

Il big bang. Un’esplosione di voci e rumori dentro la testa, la prima della sua vita, oltre gli occhi tinti di blu e i capelli color del grano che sembrano il vessillo a due bande dell’Ucraina. Ora Illia, il bambino di 6 anni nato sordo, cresciuto in una casa-famiglia della Caritas di Kiev, arrivato a Vicenza grazie a una colletta di un’associazione di Breganze, operato una settimana fa al San Bortolo dal dott. Riccardo D’Eredità, ci sente.

Ieri mattina il magic moment di un’esistenza difficile fin dall’inizio, ma poi improvvisamente cambiata grazie a una coraggiosa suora francescana che gli ha fatto da mamma e a un vescovo che ha voluto il nido in cui è stato accolto assieme ai suoi 7 fratelli. Erano le 10 quando D’Eredità, viceprimario del reparto di otorino, attiva i 2 orecchi bionici impiantati al bambino. Dopo 6 anni di silenzio assoluto Illia comincia a percepire parole, suoni, armonie. Un impianto cocleare porta i messaggi sonori direttamente al suo nervo acustico, e quindi al cervello. Il primo impulso che arriva è un boato immenso, un rumore secco e insostenibile. Illia ne viene travolto. Non sa cosa sia questa infinita e sconosciuta cascata di decibel, e piange a dirotto. Illia non ha mai parlato. Le parole per lui sono solo suoni ancora indecifrabili. Poi le lacrime, come per incanto, spariscono. Suor Svitlana, che con lui ha sempre parlato con il linguaggio del cuore, dice qualcosa, e il bambino annuisce, alza il pollice. Poi si mette a giocare con una macchinina, afferra il tablet, corre come uno scoiattolo lungo il corridoio del reparto, guarda l’ascensore come un miraggio. E sorride, come volesse contagiare il mondo con la sua gioia.

Nell’ambulatorio sono tutti emozionati. Suor Svitlana, la direttrice dell’istituto di Kiev che ospita il piccolo, ha gli occhi lucidi. Si commuove Gianbenedetto Anzolin, che raccogliendo la richiesta di aiuto di suor Svitlana e del vescovo Stanislao Shivokovadiuk, si è lanciato in questa nuova impresa, realizzando il sogno di far operare Illia a Vicenza. Sono contenti i due tecnici Francesco e Maria Chiara. Tutto inizia un anno fa. È metà novembre. Suor Svitlana, la religiosa che ogni anno arriva a Breganze con il suo carico di bambini di Kiev e dintorni, scrive una lettera ad Anzolin: «Aiutateci. Illia è sordo. Ha 6 anni, ma se ne sono accorti 2 anni fa. Fatelo operare. Qui da noi è impossibile». Il presidente dell’associazione “Famiglie insieme” risponde subito di sì. Il dott. D’Eredità è pronto. L’ostacolo è la spesa. Illia non può godere di assistenza medica. La Regione, davanti a questo caso umanitario, garantisce la copertura dei costi ospedalieri, 12 mila euro, purché l’associazione si accolli l’acquisto dell’apparecchio. L’azienda fornitrice, dopo un telefonata di D’Eredità, dimezza il prezzo da 60 a 30 mila euro. Anzolin deve trovarne 35 mila; per gli orecchi bionici, i viaggi aerei, la permanenza in Italia di Illia e di suor Svitlana. Inventa un blog che si chiama “Un mondo di voci”, e vara iniziative per raccogliere i soldi che ci vogliono, un concerto corale a Verona, uno spiedo nel piazzale di Salcedo. I primi fondi premiano l’impegno di Anzolin. È una corsa contro il tempo. Non c'è ancora tutta la somma. Ma, intanto si può far venire Illia.

Il resto è una vicenda suggellata dal pianto liberatorio di Illia, la paura che diventa felicità. Il vescovo Stanislao, il giorno dell’intervento, ha pregato a lungo nella cattedrale di Santa Sofia. Il miracolo è avvenuto al San Bortolo.

Franco Pepe

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