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IL CASO

La sfida mortale
dei tre banditi
sull’Audi gialla

Continua la caccia all’Audi gialla. Si moltiplicano le segnalazioni alle forze dell’ordine, con l’inconveniente che i falsi allarmi hanno superato gli avvistamenti reali. Ieri l’auto con targa svizzera TI 123 184 è stata segnalata tra Signoressa e Volpago, nel Trevigiano, poi a Mestre e a Padova. L’altra sera anche a Thiene e a Cornedo Vicentino. Ma nessuna di queste segnalazioni ha portato al rintraccio del bolide. Sono state verificate invece le apparizioni nel Bassanese, dove potrebbe nascondersi la banda. Che è sospettata almeno di un furto commesso a Bassano.

LA FOTO. Fin dal mattino di ieri è iniziata a circolare in rete l’immagine di tre giovani all’interno di una stazione ferroviaria. Il sospetto degli investigatori è che potrebbe trattarsi dei tre uomini già avvistati a bordo dell’Audi gialla (anche se nelle segnalazioni gli occupanti oscillano tra due e quattro). Almeno uno di questi è stato “fotografato” anche dalle videocamere di un distributore di benzina a San Zenone degli Ezzelini, dove l’Audi si è fermata a fare rifornimento venerdì pomeriggio. Potrebbe già essere stato identificato: si tratta di un giovane di nazionalità albanese, senza fissa dimora. Ma sulla sua identità i detective dell’Arma mantengono per ora il più stretto riserbo. Al lavoro vi sono i nuclei investigativi di diversi comandi provinciali del Veneto, oltre alla polizia scientifica. La foto che ritrae i tre pare essere ricavata da una videocamera installata all’interno di una stazione, probabilmente a Padova o a Trieste.

I REATI. Di che cosa si sono macchiati gli occupanti dell’Audi? Al momento sono solo sospettati di alcuni furti, uno dei quali è stato commesso a Bassano. Poi c’è la ricettazione dell’auto, rubata il 26 dicembre a un russo-elvetico che l’aveva lasciata in sosta in uno dei parcheggi della Malpensa. C’è il danneggiamento della sbarra del casello di Spinea, sfondata dall’auto che aveva percorso 25 chilometri contromano nel Passante. Un minuto e mezzo dopo aver incontrato l’Audi, una donna si era schiantata contro un’auto e aveva perso la vita; ma sarà difficile attribuire al pilota dell’auto la responsabilità per la morte della guidatrice. C’è infine la resistenza a pubblico ufficiale, visti i diversi posti di blocco forzati (in due casi, ad Abano e a Prosecco, sulle colline del Carso, i carabinieri avevano sparato in aria). Ma si tratta di reati minori, per i quali sarebbe difficile anche solo arrestare i sospettati. E comunque, anche se l’Audi venisse fermata, bisognerà accertare che gli occupanti si trovassero a bordo dello mezzo anche nei giorni precedenti. Insomma, per gli investigatori la strada è tutta in salita.

LA CACCIA. Nel frattempo tutte le pattuglie di tutte le forze dell’ordine sono allertate e pronte all’incontro con l’auto. Ieri sera erano almeno una ventina gli equipaggi dei carabinieri sulle strade della provincia, muniti di giubbotto antiproiettile. Le regole d’ingaggio non consentono ai militari di sparare alla vista dell’auto, ma nel caso la temuta Audi cercasse di forzare un blocco gli uomini dell’Arma sono pronti anche all’eventualità di un conflitto a fuoco. Nel frattempo, vista la quantità esorbitante di segnalazioni, le forze dell’ordine hanno rivolto un appello ai cittadini: chiamate il 112 o il 113 solo se siete sufficientemente certi di aver avvistato l’Audi Rs4 con targa ticinese, non qualsiasi macchina gialla. Quella ricercata non passa inosservata.

L’IPOTESI. Non è detto che i banditi siano lupi solitari. C’è anche una diversa ipotesi che gli investigatori stanno valutando: che l’Audi gialla sia uno “specchietto per le allodole”. Ovvero che i malviventi stiano cercando di tenere occupata la polizia in alcune determinate zone per colpire altrove. L’equipaggio fa parte di una banda più grande e organizzata? Oppure si tratta realmente di cani sciolti, pazzi scatenati? In questi casi, spiegano le forze dell’ordine, nessun spunto va trascurato.

Paolo Mutterle

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