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Omicidio di Grisignano

Ha ucciso
l’ex fidanzata
«Non ricordo»

Davide Tomasi, 37 anni, e la vittima, Monica De Rossi, 47
Davide Tomasi, 37 anni, e la vittima, Monica De Rossi, 47
Davide Tomasi, 37 anni, e la vittima, Monica De Rossi, 47
Davide Tomasi, 37 anni, e la vittima, Monica De Rossi, 47

«Non mi ricordo quasi nulla di quanto è accaduto quella mattina». Davide Tomasi spiega di non sapere di aver confessato l’omicidio di Monica De Rossi al medico che lo ha accolto quando è stato trasportato al pronto soccorso del San Bortolo la sera del 4 aprile scorso. L’imprenditore lo ha ribadito più volte al suo legale, l’avvocato Letizia De Ponti, nel corso dei colloqui avuti nei giorni scorsi in carcere. «Non mi ricordo niente di quello che ho detto. Non mi ricordo». Sono le frasi che Tomasi, indagato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, ripete quasi ossessivamente. Avrebbe invece qualche ricordo, anche se ancora non molto preciso, di quanto accaduto all’interno della villetta di via Pertini, a Poiana di Granfion, dove ha colpito Monica, 47 anni, agente immobiliare di Grisignano, con un’unica coltellata alla schiena. Ora, proprio per cristallizzare quanto accaduto, tutti gli oggetti ritrovati sul luogo dell’omicidio dai detective del maggiore Bertoli e dei luogotenenti Ferrante e Sartori verranno inviati al Ris di Parma per essere analizzati. Si tratta del coltello con cui è stata colpita la donna; delle siringhe utilizzate dall’assassino (una anche nei confronti di Monica), delle garze e dei vestiti intrisi di sangue. L’obiettivo della procura è quello di dimostrare che Tomasi, 38 anni, ha premeditato il delitto studiando e pianificando ogni sua mossa. Dalla richiesta di incontrare la sua ex con la scusa di farsi mostrare un’abitazione; alla decisione di arrivare già armato del coltello da combattimento con cui ha colpito la sua vittima. A sostenere la tesi del delitto premeditato è il sostituto procuratore Claudia Brunino che indaga sull’omicidio della mamma di tre figli, che aveva 47 anni.

SORVEGLIATO SPECIALE. Davide Tomasi rimane ancora monitorato da un’equipe di psichiatri e psicologi che lo stanno seguendo, anche grazie alla somministrazione di alcuni farmaci, da quando è stato trasferito in carcere dopo essere stato ricoverato per alcuni giorni, dopo il delitto, nel reparto di Psichiatria all’ospedale San Bortolo. Per i medici l’imprenditore che ha da poco compiuto 38 anni era a forte rischio suicidio. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia al quale era stato sottoposto il 6 aprile, l’indagato aveva deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere facendo scena muta davanti al giudice per le indagini preliminari, Roberto Venditti, che aveva comunque deciso di convalidarne l’arresto.

L’OMICIDIO. In base a quanto stabilito dall’autopsia eseguita sul corpo di Monica De Rossi dall’anatomopatologa Elisa Vermiglio, l’agente è stata uccisa da una sola coltellata. Un unico fendente che le ha reciso parte dell’arteria polmonare senza lasciarle scampo e facendola morire dissanguata sul pavimento, ancora grezzo, della villetta. Ma l’esame autoptico ha fatto emergere un altro particolare che potrebbe rivestire un aspetto significativo, ovvero la presenza di un piccolo foro di siringa sulla parte sinistra del collo della donna. La siringa utilizzata dall’omicida è stata posta sotto sequestro e ora verrà analizzata. Mentre si stanno ancora attendendo gli esiti degli esami sulla sostanza che Tomasi avrebbe iniettato sul corpo della sua vittima. Monica sarebbe stata uccisa poco dopo mezzogiorno, qualche istante dopo aver varcato la porta della casa di Poiana di Granfion con il suo assassino.

Matteo Bernardini

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