<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Grisignano

L’omicidio
confessato
al medico

«Ho voluto rivederlo in pronto soccorso per accertare alcuni sospetti di natura psichiatrica che mi erano venuti, e mi ha confessato tutto. Mi ha parlato della delusione per la relazione troncata, della decisione di uccidere l’ex fidanzata, del coltello usato, di un delitto premeditato messo in atto con determinazione. Era lucido, tranquillo, mansueto. Un agnellino. Non certo il profilo del killer».

Stefano Menini, bellunese, 50 anni, una carriera iniziata nel 2001 all’ospedale di Schio e proseguita – dice il primario della centrale operativa del 118 Federico Politi – «con entusiasmo e forti motivazioni» due anni fa al San Bortolo, è il rianimatore del Suem che lunedì ha soccorso Davide Tomasi, l’omicida di Pojana di Granfion. Il racconto è preciso, dettagliato, ma gli occhi guardano lontano come se Menini rivivesse la drammatica vicenda in un playback in cui il discorso freddo, asettico, del medico, attento a ogni sfumatura, non si può disgiungere dall’emozione di chi, al piano superiore di un’anonima villetta a schiera, si è trovato all’improvviso una visione difficile da dimenticare: «Una scena surreale, shakespeariana, da Giulietta e Romeo. I carabinieri, al telefono, ci avevano detto che nella stanza c’era il cadavere di una donna e sopra di lei un uomo vivo ma privo di coscienza, e, come facciamo in questi casi, se il decesso di una persona non è certo e c’è un ferito grave, siamo usciti con un codice blu e un codice rosso. Quando siamo arrivati c’erano tracce di sangue dappertutto come se il cadavere fosse stato trascinato e l’uomo non era più prono ma accanto alla vittima». Subito le prime manovre: «Per la donna non c’era nulla da fare. Il corpo era freddo. Era morta da ore. Non ho visto il coltello. Era piantato nel dorso e la poveretta era come dormisse con la schiena attaccata al pavimento. Non ho toccato nulla, come prevede un protocollo fra Suem e polizia scientifica, e mi sono dedicato all’uomo. Dal respiro, da un primo esame cardio-circolatorio, dalle reazioni neurologiche mi sono reso conto che il coma non era profondo ma moderato. Vicino a lui ho trovato un flacone di ipnotico, un pezzo di stantuffo di una siringa, più un’altra siringa ancora chiusa nella confezione. Ho eseguito lo stick glicemico ed è risultata una marcata ipoglicemia».

Allora il dottor Menini ha iniettato in vena a Tomasi una fiala di flumazenil, per neutralizzare gli effetti sedativi dell’ansiolitico, e tre fiale di glucosio concentrato. Una doppia scossa per l’uomo riverso a terra. Ha aperto gli occhi in pochi attimi. Un risveglio rapidissimo. E una prima confessione shock. «È tornato subito normale – spiega Menini -. Gli ho chiesto come si sentisse. Lui si guardava attorno come sorpreso di essere vivo, lo sguardo incredulo. È stato in quel momento che ha parlato».

«Volevo suicidarmi, ho messo in atto cose che pensavo infallibili». Tomasi era ormai stabile. E allora il rianimatore del Suem lo ha affidato all’infermiere. A questo punto l’imprenditore di 38 anni è stato caricato in ambulanza e trasportato in codice giallo sotto stretto controllo a Vicenza. Durante il viaggio il tasso della glicemia si è abbassato, ma una quarta fiala di glucosio ha rimediato alla crisi. Quindi l’arrivo al pronto soccorso dove il palestrato, che si era macchiato di un crimine orrendo, è stato preso in cura dalla dottoressa Alessandra Frangipane.

Infine la scena raccontata all’inizio. Menini è appena sceso dall’automedica. È un medico scrupoloso che non perde di vista alcun dettaglio. Vuole saperne di più per passare ai colleghi informazioni attendibili. Raggiunge il pronto soccorso, affronta l’uomo su un lettino. Ed è la seconda confessione shock. «Ma cosa hai fatto?». «Ho ucciso». Come se Tomasi parlasse di una gita al mare. Mite e candido. «Non sembrava certo un assassino». Come se l’odore di morte fosse rimasto rinchiuso in una stanza senza cielo.

Franco Pepe

Suggerimenti