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L'allarme

Epatite pediatrica: in Veneto sette casi, attivata rete di sorveglianza nazionale

Sono in tutto sette i casi di epatite acuta pediatrica registrati in Veneto e trasmessi dalla Regione al Ministero della Salute. Di questi, cinque piccoli pazienti sono già stati dimessi, due sono ancora ricoverati. I dimessi, tutti maschi, hanno rispettivamente 1 mese, 2, 10, 13 e 14 anni. I ricoverati sono due bambine di 8 e 14 anni.

«La Pediatria di Famiglia ha dato immediata disponibilità, attivando una rete di sorveglianza sul territorio nazionale per i casi di epatite che si dovessero verificare». Lo afferma Antonio D’Avino, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri Fimp, che ha incontrato il ministro della Salute Roberto Speranza. «Il ministro ci ha chiesto di rafforzare l’impegno nell’attività vaccinale, in particolare contro Covid, alla luce della ripresa dell’epidemia in alcune aree della Cina, costrette al lockdown. Fimp invierà oggi le indicazioni del Ministero, perché si attivi uno stato di massima attenzione sul rischio della malattia».

D’Avino ha incontrato il ministro insieme ai vicepresidenti Fimp, Luigi Nigri e Nicola Roberto Caputo. Nell’incontro è stata espressa «massima collaborazione anche su modelli organizzativi futuri e strategie vaccinali, dal Calendario per la Vita al Covid-19». Il ministro, afferma D’Avino, «condivide con la Fimp un modello futuro di totale salvaguardia della Pediatria di Famiglia, in base ai risultati conseguiti e riconosciuti: nei prossimi assetti organizzativi territoriali il Pediatra di Libera Scelta potrebbe avere un ruolo fondamentale all’interno di alcune Case di Comunità, specificamente attrezzate per i minori e soprattutto nelle scuole come autorità sanitaria di coordinamento, in particolare su problematiche come i disturbi del neurosviluppo e della disabilità in generale».

«Al momento non ci sono elementi che suggeriscano una connessione tra la malattia e la vaccinazione contro il Sars-CoV2 , e anzi diverse considerazioni porterebbero ad escluderla». Lo chiarisce l’Istituto Superiore di Sanità. «Nella quasi totalità dei casi in cui si è a conoscenza dello status - sottolinea l’Iss - i bambini colpiti non erano stati vaccinati». Improbabile, a giudizio degli esperti dell’Istituto, è anche l’ipotesi che sia un adenovirus a causare le epatiti, avanzata da qualche ricercatore. 

«L’adenovirus, infatti - precisa l’Iss - normalmente non è associato a malattie epatiche. In ogni caso l’adenovirus contenuto nei vaccini a vettore adenovirale anti Sars-Cov-2 utilizzati in alcuni Paesi (in Italia AstraZeneca e Janssen), è geneticamente modificato in modo da non replicare nelle cellule del nostro organismo. Allo stato attuale delle conoscenze quindi, non sembrano biologicamente possibili i fenomeni di ricombinazione tra Adenovirus circolanti e ceppo vaccinale. Questi infatti presuppongono il rimescolamento di geni tra virus mentre questi si moltiplicano, ma questo non è possibile per il vettore utilizzato per la vaccinazione».

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