Girare l’angolo e imbattersi in un verso poetico o in un gioco di parole inaspettato. C’è un progetto che mischia la poesia all’arte contemporanea e si rifà al situazionismo degli anni Sessanta dietro ai cartelli e agli adesivi comparsi negli ultimi giorni soprattutto in centro storico, sui pali della segnaletica, su muri, portoni e cestini dei rifiuti. Corso Palladio, ma anche viale Eretenio, viale Giuriolo, la Basilica palladiana: sono decine i punti della città scelti da Andrea Masiero, 44enne padovano, che a Bologna lavora come autista di autobus e gira l’Italia e l’Europa per lasciare nel tessuto urbano la sua “Poesia errante”.
Il progetto
È questo il titolo del progetto che ha l’obiettivo, come spiega lo stesso autore, di «sperimentare la forza della poesia e stimolare la curiosità delle persone». Attraverso installazioni ad hoc, realizzate per cogliere di sorpresa anche i passanti più distratti. Tra queste ci sono le “Fermate poetiche”, versi stampati su fogli bianchi appesi ai pali della segnaletica stradale: «Si tratta di una citazione del mio lavoro, un richiamo alle fermate dei bus. Propongo alle persone di fare un viaggio gratuito e inedito tra le strofe della poesia». Strofe che nel caso del cartello in corso Palladio davanti alla chiesa di San Gaetano, recitano: “Troppo spesso mi fermo su richiesta. Dovrei fermarmi meno volte e per più tempo. Osserverei le stagioni dell’umanità una ad una e saprei già dove portarle”.
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Gli altri interventi
Altri interventi riguardano “I versi carrai”, («in cui mi rifaccio alla segnaletica stradale e la rivisito») e i “Consigli per gli altruisti”: «Sono riflessioni ironiche sul comportamento delle persone, come quello che ho installato vicino al teatro Olimpico il cui messaggio è “Invano veritas. Ognuno ha la propria”». Comparse anche alcune “poesie adesive” sui cestini dei rifiuti che si basano su giochi di parole.
L'illuminazione
«Sabato sono stato a Vicenza per visitare la mostra in Basilica palladiana - le parole di Masiero - e ho pensato di lasciare questi interventi. Mi piace che la poesia vaghi alla ricerca del suo posto nel mondo. Perché non ci sono soltanto i versi scritti nei libri o recitati negli slam poetry, ma anche altre forme che in fondo ricalcano ciò che fa uno street artist nel tessuto urbano. Al posto di usare pennelli e colori, io uso le parole».