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Si spara azionista BpVi
Aveva perso risparmi
per quasi mezzo milione

Paolo Mutterle

MONTEBELLO

A parenti e amici non lo dava a vedere. Ma dentro di sé Antonio Bedin era disperato: per la malattia che lo minava nel fisico e per quei risparmi persi, circa mezzo milione di euro in azioni della Banca Popolare di Vicenza, ridotti a meno di mille dopo la svalutazione. «Chissà cosa gli è passato per la testa», mormora il fratello Gaetano, che condivideva con la vittima una casa a due piani in via Borgolecco a Montebello. Il foglio lasciato da Antonio, che aveva 67 anni ed era un perito chimico in pensione, non risponde in maniera definitiva al drammatico quesito. Anche se lascia intendere che chi lo ha scritto non si trovasse in ristrettezze: «Sto troppo male. Tratta bene i cani. I soldi ci sono».

IL DRAMMA. Bedin, diplomato in chimica, per una vita tecnico di laboratorio alla “Ferroli” di San Bonifacio, si è tolto la vita l’altro pomeriggio all’interno della sua abitazione. Il fratello era uscito per fare un giro in moto; al rientro lo ha trovato disteso nel letto, ucciso da un colpo di revolver (regolarmente detenuto). Il pubblico ministero di turno Barbara De Munari, informato dei fatti, non ha ravvisato ipotesi di reato. Si è trattato dunque di un gesto volontario.

LA LETTERA. Lo conferma anche il messaggio scritto dalla vittima e consegnato ai carabinieri di Montebello. L’ultimo pensiero è andato ai suoi amati animali. «Tratta bene i cani, fa loro il trattamento contro la filaria e le zecche e la vaccinazione. Portali fuori». Prima di salire in camera per farla finita, ha lasciato fuori dalla casa il cane e si è chiuso a chiave all’interno.

I RISPARMI. Da un po’ di tempo Bedin soffriva di problemi cardiaci e respiratori, che si erano aggravati. Una malattia che secondo i famigliari ultimamente gli creava anche qualche difficoltà nella deambulazione. E poi c’era quella beffa dei risparmi di una vita ridotti a poche centinaia di euro. Nel 2014, con il valore dei titoli BpVi fissati a 62,50 euro, il pensionato aveva accumulato un patrimonio vicino al mezzo milione di euro, oltre ai soldi nel conto corrente. Quando nel 2015 le azioni erano state svalutate a 48 euro, aveva masticato amaro. Peggio ancora quando il valore era precipitato a 10 centesimi e lui si era ritrovato con un pugno di mosche. «Se parlavamo della Popolare si capiva che era arrabbiato e deluso - racconta il fratello - ma nessuno avrebbe immaginato una sofferenza simile. E invece l’ha combinata grossa. Chissà quanto ha inciso la malattia e quanto il capitale andato in fumo: impossibile dirlo». Quel che è certo è che non aveva perso tutti i risparmi e che, grazie al suo lavoro in azienda, godeva di una buona pensione.

IL PROFILO. Celibe, di carattere riservato e a volte taciturno ma conosciuto e benvoluto in paese, da quando era in pensione Antonio si dedicava al volontariato all’interno della locale casa di riposo, di cui è presidente l’altro fratello, Luigi. Era anche un appassionato di armi, frequentatore del poligono di tiro di Lonigo e cacciatore. In casa deteneva pistole per uso sportivo e fucili da caccia. Non aveva mai fatto intendere quali fossero le sue intenzioni, tanto che la notizia della sua morte ha sorpreso anche chi lo conosceva da vicino.

IL PRECEDENTE. A novembre del 2015 si era suicidato un pensionato di Civitavecchia, che aveva perso 100 mila euro di risparmi investiti in obbligazioni subordinate della Banca Etruria. La procura locale aveva aperto un’indagine per istigazione al suicidio; accusa però molto difficile da provare, perché deve essere supportata dalla volontà di delinquere. Ieri il procuratore re capo Antonino Cappelleri, pur non entrando negli aspetti della vicenda di Montebello, ha espresso dolore e rispetto per la morte di Bedin, assicurando che «la procura continuerà le sue indagini con il massimo impegno, come fatto fino ad oggi».

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