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VICENZA

Schianto di Lobia, spunta un video. «L’amica si è filmata alla guida dell’auto»

di Valentino Gonzato
La rivelazione di una testimone ma poi il filmato è sparito dai social. Il “giallo” della posizione del sedile «Era troppo avanti». Al vaglio del giudice l'attendibilità di un testimone
I sommozzatori dei vigili del fuoco nel torrente Orolo accanto alla Opel Insigna. Nel riquadro la foto con il fratello della vittima a bordo dell’auto
I sommozzatori dei vigili del fuoco nel torrente Orolo accanto alla Opel Insigna. Nel riquadro la foto con il fratello della vittima a bordo dell’auto
I sommozzatori dei vigili del fuoco nel torrente Orolo accanto alla Opel Insigna. Nel riquadro la foto con il fratello della vittima a bordo dell’auto
I sommozzatori dei vigili del fuoco nel torrente Orolo accanto alla Opel Insigna. Nel riquadro la foto con il fratello della vittima a bordo dell’auto

«Poco prima dell’incidente l’imputata aveva pubblicato un video su Instragram mentre era alla guida di una Opel». A riferirlo, ieri, è stata una testimone sentita nel corso del processo per stabilire se alla guida dell’Opel Insigna finita nel torrente Orolo a Lobia il 5 agosto 2020 ci fosse la vittima, Davide Pilotto, oppure l’amica, Camilla Marcante, l’imputata accusata di omicidio stradale. 

La teste che ha riferito del presunto video era l’ultima della lista presentata dall’avvocato di parte civile Leonardo Maran, che assiste i genitori di Pilotto. «La mattina del 5 agosto 2020 sono tornata a casa alle 4.30, dopo essere stata in un locale. Quando mi sono svegliata per andare al lavoro, tra le 6.30 e le 7, ho controllato i social come faccio sempre e ho visto un video di Camilla Marcante che stava guidando una Opel, un’auto che non era la sua - ha affermato la testimone-. Era una storia di 15 secondi senza tag e commenti. Si vedeva Camilla che reggeva il telefono con la mano destra rivolto verso il suo viso e si inquadrava dall’alto verso il basso. Era sorridente, ma non posso dire se fosse alterata. Faceva buio e la sua faccia veniva illuminata dalla luce dei lampioni. Il braccio cambiava posizione e sul volante c’era il simbolo dell’Opel».

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Il video sui social, poi sparito

La testimone ha poi riferito al giudice Silvia Rossaro che quel video «era stato caricato circa un’ora prima che lo vedessi, tra le 4.30 e le 5.30», dunque al massimo mezz’ora prima dello schianto. Poi, però, il filmato sarebbe stato rimosso. «Mentre ero al lavoro, ho visto gli articoli che parlavano del decesso di Davide. Sono tornata a cercare la storia pubblica su Instagram da Camilla, ma non c’era più», ha aggiunto la teste. Che, quando nella primavera 2021 aveva cominciato a circolare la notizia dell’inchiesta della magistratura, si era ricordata di quel filmato ed era andata a parlarne con la famiglia della vittima. Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Tonino De Silvestri e Lamberto Rongo, ha dunque domandato se il video potesse essere stato girato in un giorno diverso. «Questo dovete chiederlo a Camilla», ha risposto. 

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Il particolare anomalo

Durante l’udienza di ieri la parte civile ha però introdotto anche un ulteriore nuovo elemento, che non era ancora entrato nel processo. La mattina del 2 settembre 2020, il giorno dopo aver ricevuto il verbale di dissequestro da parte della polizia locale, i familiari della vittima erano andati al deposito dov’era stata custodita fino a quel momento l’Opel Insigna per recuperare gli effetti personali di Davide e avrebbero notato un particolare anomalo.

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Il sedile troppo avanti

«Ci siamo accorti che il sedile del conducente era troppo in avanti e che in quella posizione Davide, alto più di un metro e 90, non avrebbe mai potuto guidare perché non ci stava con le gambe», hanno detto in aula i genitori e il fratello del giovane, pure lui alto più di un metro e 90, che hanno inoltre scattato delle foto per dimostrarlo, finite nel fascicolo. Inoltre, «abbiamo visto che la cintura del passeggero era stata tagliata, ma a noi fino a quel momento era stato detto che guidava Davide e che Camilla aveva dichiarato che era seduta dietro. Ci siamo dunque chiesti perché l’avessero tagliata, se nessuno doveva essere seduto lì». I familiari di Davide hanno infine sottolineato che «il custode del deposito era stato assieme a loro per tutto il tempo». 

Il "mi piace" del soccorritore al vaglio del giudice

Depone nel processo, ma in aula si scopre che aveva messo un “mi piace” a un commento pubblicato su Facebook dal padre dell’imputata. E così, l’attendibilità della sua testimonianza è ora al vaglio del giudice. L’udienza di ieri del processo sull’incidente mortale di Lobia è stata caratterizzata anche da un colpo di scena che ha visto protagonista Germano Bertacche, sommozzatore dei vigili del fuoco chiamato come primo teste delle difesa dell’imputata, Camilla Marcante. 
Alla luce degli elementi emersi in aula, il giudice Silvia Rossaro ha acquisito lo screenshot con il “like” al commento su Facebook e valuterà l’attendibilità del teste.
 

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