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Vicenza

Rebus della Tav a est: l'incognita trincea tra costi alti e tempi

Niente voti, niente pareri, ma domande, dubbi, qualche frecciata tra maggioranza, minoranza ed ex assessori. Lo sviluppo ad est della Tav resta per ora avvolto dagli interrogativi. L’impressione è che le tre ore di confronto di ieri in commissione Territorio siano state solo l’antipasto di un dibattito destinato a durare parecchio, con le due soluzioni sul piatto ancora avvolte da parecchi interrogativi. Nei giorni scorsi infatti Rfi ha chiesto all’amministrazione comunale di esprimere una valutazione tra la soluzione che prevede un affiancamento della linea dell’Alta velocità ai binari già esistenti e l’ipotesi alternativa - la cui presentazione è stata sollecitata dall’amministrazione comunale - che propone invece il parziale interramento delle linee ferroviarie, con trecento metri in galleria e una parte in trincea in entrata e in risalita. 
Ieri l’approfondimento in Commissione; presenti anche i tecnici di Rfi e Italfer, che hanno illustrato le alternative e risposto alle domande dei consiglieri. Al termine della discussione non sono arrivate però indicazioni, se non la promessa dal lato amministrazione comunale di condividere il progetto con categorie economiche e cittadini, mentre dal lato “ferrovie” di portare ulteriori dettagli e approfondimenti sulle idee presentate. Anche perché, effettivamente, di aspetti “caldi” ce ne sono parecchie. Tra cui tempi, costi e impatto del cantiere. 
«Siamo qui per rappresentare uno studio di fattibilità redatto da Italfer per l’uscita da Vicenza, quindi oltre il bivio che va a Schio fino a Padova». Lo scopo è di arrivare ad un orientamento sul quale poi destinare gli sforzi della progettazione definitiva. Le differenze tra la soluzione con due chilometri di linea ferroviaria in trincea e galleria o due chilometri di binari in superficie non sono poche. A partire dai costi, che tuttavia non sono ancora definiti nel dettaglio. «Ad oggi - hanno precisato i tecnici Rfi - abbiamo finanziati 25 milioni di euro per la progettazione definitiva. Ed è il motivo per cui stiamo cercando di correre perché il ministero ce li ha dati già da un po’ di tempo e si aspetta quindi che il progetto definitivo sia ultimato quanto prima per mandarlo all’iter autorizzativo». Sui costi del terzo lotto, ossia da Vicenza a Padova l’indicazione di spesa a opera ultimata «è di 1,5 miliardi di euro - hanno aggiunto - ovviamente l’importo definito scaturirà però dal definitivo. Ed è sotto gli occhi di tutti che la situazione attuale ha scombussolato un po’ la situazione dei costi». La soluzione che verrà scelta per il tratto in terra vicentina avrà ovviamente il suo peso. «L’eventuale soluzione interrata ha un costo del circa 25-30 in pi rispetto a quella a raso», hanno aggiunto i rappresentanti di Rfi. Variazione che va considerata non sul costo dell’intera tratta, ma sulla porzione di due chilometri interessata dall’alternativa progettuale. Costi più alti per la trincea e tempi più lunghi. «La durata per fare questi due chilometri di rilevato è di circa due anni, ma è nel momento in cui si va in galleria il tempo si può stimare che raddoppi». 
Le cosiddette “interferenze” aumentano nel caso di creazione di una linea in trincea, poiché è necessario allargarsi per costruire l’impianto artificiale. Nel dettaglio, ci sono 42 unità immobiliari da demolire con l’interramento artificiale (6.512 metri quadrati da espropriare) contro le 36 della soluzione in superficie (4.628 metri quadrati interessati). «Anche la linea storica in alcuni punti subirà spostamenti per limitare le demolizioni». Ma che non saranno mai a zero. La sensazione - che fa notare il consigliere Ciro Asproso (Coalizione civica) è che «si volesse orientare la scelta dell’amministrazione nella soluzione in rilevata, corredata anche da una serie di interventi di ricucitura». Oltre che di un video con tanto di rendering e inserimento che è stato prodotto ad hoc da tecnici ma solo ed esclusivamente per la soluzione in superficie. «Sarebbe giusto che ci fosse anche uno sviluppo dell’ipotesi uno», rimarca Asproso. «Lo sviluppo lo faremo - hanno replicato - ma siamo consapevoli che questo è uno studio, quindi non ci sono moltissimi dettagli. Faremo uno studio anche per la seconda soluzione, non siamo noi qui tenuti a scegliere, spetta al Comune». 

 

Alessia Zorzan

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