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La tragedia

Rientrati tutti i superstiti dalla Norvegia. È attesa per le salme di Pietro e Matteo travolti dalla valanga

La Farnesina è in contatto con l’ambasciata per accelerare le pratiche. La guida alpina, ricoverata al San Bortolo, dovrà sottoporsi a interventi
Le vittime della valanga in Norvegias: Pietro De Bernardini, 25 anni, di Isola Vicentina e Matteo Cazzola, 35 anni, di Vicenza
Le vittime della valanga in Norvegias: Pietro De Bernardini, 25 anni, di Isola Vicentina e Matteo Cazzola, 35 anni, di Vicenza
Le vittime della valanga in Norvegias: Pietro De Bernardini, 25 anni, di Isola Vicentina e Matteo Cazzola, 35 anni, di Vicenza
Le vittime della valanga in Norvegias: Pietro De Bernardini, 25 anni, di Isola Vicentina e Matteo Cazzola, 35 anni, di Vicenza

I superstiti della tragica vacanza in Norvegia sono rientrati nel Vicentino. I pensieri di tutti gli scialpinisti, comprensibilmente, sono però ancora nel Paese scandinavo, dove hanno perso due amici prima ancora che compagni di uscite in quello splendido paesaggio innevato che, di colpo, si è trasformato in un inferno di neve e ghiaccio. Soprattutto adesso che il bilancio della valanga si è ulteriormente aggravato e conta due vittime: oltre Matteo Cazzola, ingegnere di 35 anni che viveva in città, deceduto venerdì scorso,  ha perso la vita pure Pietro De Bernardini, studente 25enne di Isola Vicentina, morto dopo giorni di ricovero all’ospedale di Tromso dove era stato ricoverato in gravissime condizioni. Si attende ora il rientro in Italia delle loro salme. 

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Anche ieri, il ministero degli esteri italiano ha ribadito che è in continuo contatto con la propria ambasciata a Oslo per accelerare le operazioni. Bisognerà però attendere il nulla osta della magistratura norvegese, che ha aperto un’inchiesta sull’incidente accaduto venerdì scorso sul massiccio del Kavringtinden. Al momento, non è dato sapere se le autorità locali vogliano stabilire anche se ci siano eventuali responsabilità nella morte dei due scialpinisti.

Quel giorno sarebbe dovuto essere l’ultimo nel nord della Norvegia, nella regione del Nord-Troms, per la comitiva berica che era composta da otto persone. Nonostante le condizioni meteo avverse, con un allarme valanghe emanato dalle autorità norvegesi pari al grado massimo, una parte del gruppo aveva ugualmente deciso di uscire scegliendo di percorrere un tragitto che, in condizioni normali, viene considerato sicuro. Purtroppo, però, così non è stato. L’incidente si sarebbe verificato tra i 300 e i 500 metri di altitudine.

L’equipaggiamento avrebbe fatto la differenza. Alcuni degli scialpinisti coinvolti nell’incidente sarebbero stati dotati di zaini con airbag che avrebbero consentito loro di rimanere in superficie nel momento in cui sono stati travolti, mentre un’altra parte del gruppo sarebbe stata travolta finendo a sbattere contro gli alberi e le rocce. I soccorsi erano scattati immediatamente, ma le operazioni di recupero erano state rese molto complicate dalle condizioni meteo avverse. 

A capitanare il gruppo era la guida alpina Andrea Basso, residente in città. Anche lui era stato ricoverato nell’ospedale di Tromso, ma negli scorsi giorni è stato trasferito al San Bortolo dove prosegue il proprio percorso di recupero. «Scusate, ma non ho voglia di parlare», ha detto ieri pomeriggio rispondendo al cellulare dal suo letto nel reparto di ortopedia. I medici non hanno ancora sciolto la prognosi. Nell’impatto con il muro di neve e di ghiaccio la guida alpina ha riportato varie fratture a entrambe le ginocchia oltre a una serie di contusioni importanti. Nei prossimi giorni il paziente dovrà essere operato dall’équipe del primario Alberto Momoli. Le lesioni subite, per la loro gravità, richiederanno interventi chirurgici impegnativi. Per Basso si preannuncia una degenza piuttosto lunga in ospedale. 

 

Valentino Gonzato / Franco Pepe

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