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Vicenza

Palazzo Thiene, asta per quadri e sculture. Il Comune rinuncia

I cartellini sui quadri indicano che i beni esposti a palazzo Thiene appartengono ai liquidatori
I cartellini sui quadri indicano che i beni esposti a palazzo Thiene appartengono ai liquidatori
I cartellini sui quadri indicano che i beni esposti a palazzo Thiene appartengono ai liquidatori
I cartellini sui quadri indicano che i beni esposti a palazzo Thiene appartengono ai liquidatori

Fatto trenta, sarebbe da fare 31. Solo che il salto, per un Comune, stavolta rischia di essere troppo grande. E allora ecco l’appello del sindaco Francesco Rucco a Roma affinché sia lo Stato ad acquistare le collezioni d’arte di palazzo Thiene, in modo che restino effettivamente a disposizione della collettività. Non un auspicio, ma un invito a riflettere sull’operazione messo nero su bianco in una lettera inviata dal primo cittadino la scorsa settimana direttamente a Dario Franceschini, ministro della cultura. «La ragione di questa mia missiva - si legge nelle ultime righe del testo, che racchiudono il nocciolo della questione - è di trovare nel suo ministero la giusta considerazione e l’adeguato sostegno affinché le opere vengano acquisite in proprietà dallo Stato, così da tutelare fattivamente i valori artistici e di pregio che le collezioni rappresentano per la Comunità. Al riguardo desidero esprimerle la completa disponibilità di questa amministrazione a condividere e supportare, con ogni utile azione, l’acquisto delle collezioni da parte dello Stato». Firmato: Francesco Rucco.

I tempi non sono casuali. Domani sarà infatti l’ultimo giorno utile per presentare le offerte di acquisto «non vincolanti» per le opere d’arte contenute a palazzo Thiene: quadri, dipinti, oselle ma anche sculture (come si può leggere a lato). La messa in vendita delle collezioni artistiche presenti nell’immobile di pregio, acquistato nel 2021 da palazzo Trissino per 3,4 milioni, risale al 21 gennaio, con la pubblicazione dell’avviso di cessione da parte di “Banca Popolare di Vicenza Spa in Liquidazione coatta amministrativa”. Tutti i beni fanno parte infatti del patrimonio dell’ex Bpvi, in liquidazione dopo il crac. 

Le perplessità dell’operazione sono state chiare sin dall’inizio: che accadrebbe se le opere dovessero andare a un privato? A chiederselo il Comune, ma anche le Belle Arti, che su quelle collezioni ha messo un vincolo di pertinenzialità che le lega al palazzo. Vincolo sul quale però c’è un ricorso pendente davanti al Consiglio di Stato. Proprio la Soprintendenza, sin dall’apparizione dell’annuncio, si era poi attivata per capire se effettivamente l’operazione di vendita avviata dai commissari liquidatori fosse possibile o meno. E richieste di informazioni e specifiche dirette ai liquidatori sulle opere d’arte, come provenienza e via di acquisizione, sono in corso anche in questi giorni.  In tutto questo pare che per l’acquisto da parte del Comune non vi sia comunque spazio, sia per difficoltà di natura tecnica, sia per valutazioni di opportunità politica.

«Intanto - spiega il sindaco - non stiamo parlando di un bene per il quale è possibile fare una perizia tecnica sul valore, com’è stato per il palazzo con l’agenzia delle Entrate. Viene indicato un valore attorno ai 14 milioni di euro, ma in realtà l’esistenza del vincolo potrebbe incidere al ribasso. Come Comune non possiamo rischiare di andare a investire una cifra che poi non corrisponde al valore. In più c’è l’analisi politica da fare, valutando se in un momento storico difficile come questo un Comune può investire una somma così ingente, viste tutte le altre priorità. Con il palazzo abbiamo già fatto un’operazione importante per la città». Proprio Rucco, nella lettera inviata a Franceschini, ha specificato che «l’amministrazione comunale non è in grado in questo momento, considerato l’impegno finanziario già profuso per l’acquisto del palazzo, di trovare ulteriori risorse per partecipare alla procedura competitiva e/o di esercitare il diritto di prelazione all’esito della stessa». 

Resta, in ogni caso, il diritto di prelazione non solo dello Stato, ma anche della Regione. Un’altra strada potrebbe essere quella che si facesse avanti una fondazione, ma finora non sembra essere battuta. Con la Fondazione Roi, secondo quanto era emerso, c’era stato un primo confronto informale con espressione della disponibilità a sostenere il Comune nell’operazione per circa 2 milioni, ma non ad avviare la procedura direttamente. Ipotesi, questa, che riporta alle criticità precedenti, dato e considerato che dovrebbe attivarsi palazzo Trissino. Non resta che attendere domani, o dopodomani, quando - a mezzanotte - si conoscerà il numero delle offerte arrivate.

 

Alessia Zorzan

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