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LA STORIA

Anoressia, sempre più casi giovanissimi. «Sono arrivata a pesare 30 chili. Ma ho capito che volevo vivere»

La testimonianza di una giovane che grazie all’aiuto ma soprattutto grazie alla sua volontà ha vinto la sua battaglia. Oggi è la giornata nazionale del fiocchetto Lilla
La Giornata nazionale del fiocchetto lilla si celebra oggi e per l’occasione sia il San Bortolo sia monumenti e palazzi della città e della provincia saranno illuminati con la luce lilla
La Giornata nazionale del fiocchetto lilla si celebra oggi e per l’occasione sia il San Bortolo sia monumenti e palazzi della città e della provincia saranno illuminati con la luce lilla
La Giornata nazionale del fiocchetto lilla si celebra oggi e per l’occasione sia il San Bortolo sia monumenti e palazzi della città e della provincia saranno illuminati con la luce lilla
La Giornata nazionale del fiocchetto lilla si celebra oggi e per l’occasione sia il San Bortolo sia monumenti e palazzi della città e della provincia saranno illuminati con la luce lilla

Casi in continuo aumento, mentre si abbassa progressivamente l’età media dei pazienti. E i dati sono allarmanti. A livello nazionale le persone trattate per disturbi del comportamento alimentare sono oltre 3 milioni, nel 2000 erano circa 300 mila. Dieci volte tante. E, inevitabilmente, crescono anche i decessi: queste patologie sono la seconda causa di morte tra i giovani e un valore più alto si è registrato solo per gli incidenti stradali. I dati sono emersi durante la presentazione delle tante iniziative in programma in occasione della Giornata nazionale del fiocchetto Lilla, che si celebrerà oggi.

I monumenti e l'ospedale colorati di lilla

Oltre agli eventi, ai laboratori, agli spazi informativi saranno illuminati di lilla il teatro Olimpico, le colonne in piazza dei Signori e, naturalmente, il San Bortolo per sensibilizzare su patologie che, anche a Vicenza, registrano numeri significativi. Lo scorso anno il Centro di riferimento provinciale per i disturbi del comportamento alimentare e del peso ha avuto in carico un totale di 450 utenti, di cui 220 nuovi casi. Tra questi la metà sotto i 18 anni con quasi il 20% di utenti di età compresa tra i 9 e i 14 anni. 

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La storia

L’ultimo giorno al Centro disturbi alimentari, quello che viene chiamato del “saluto”, lei ha portato un girasole per ciascuna delle ragazze. Un augurio «perché potessero splendere». Così come ha ripreso a splendere lei, nel momento in cui ha capito che voleva vivere. Anna (il nome è di fantasia per tutelare la privacy) oggi ha 24 anni. Ha frequentato l’università all’estero, si è laureata e ora sta conseguendo in Italia la magistrale in psicologia. Ha vinto una battaglia difficile, quella contro l’anoressia. Aiutata da medici, psicologi, genitori e amici, ma soprattutto dalla sua volontà. Del suo percorso ricorda ogni data, ogni singolo giorno. Ogni momento è impresso nella sua mente. A cominciare da quel marzo 2020 quando ha deciso di tagliare di netto le calorie.

Il racconto

«Prima, già durante il secondo anno di università - spiega - ho iniziato ad essere molto attenta al valore nutritivo dei cibi e trascorrevo molto tempo in palestra. Gli obiettivi della giornata erano studiare e pianificare che cosa mangiare. Credo che tutto sia iniziato perché non mi piacevo». «Volevo il controllo del mio corpo. Raggiungere risultati con tanto sforzo e diminuendo il cibo mi dava una soddisfazione enorme». Poi, durante la pandemia, la decisione di passare da 1200 a 600 calorie. «Studiavo dalle 7 del mattino alle 22, i miei voti erano ottimi ma il tempo passava e io stavo sempre peggio, non riuscivo più né a leggere né a concentrarmi. Le parole sui libri sembravano mescolarsi tra loro, non ne capivo più il significato. Guardavo fuori dalla finestra ed ero in preda al panico».

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Le sedute con la psicologa

«Per me lo studio era la cosa più importante. Per questo ho accettato di iniziare le sedute con una psicologa. È stata proprio lei a consigliarmi il Centro per i disturbi del comportamento alimentare e del peso di Vicenza. In quel periodo ero arrivata a pesare 30 chili e avevo pensieri suicidi. Lo dico sempre: ero completamente fuori di testa. Dopo aver perso altri due chili mi hanno ricoverata. Io non volevo: pensavo che dovevo frequentare l’università. Alla fine sono entrata in ospedale ma continuavo a rifiutare il cibo. Ed ecco il momento più buio: il mio cuore stava per smettere di battere». Ho preso paura e in me qualcosa è cambiato. Durante il ricovero ha iniziato il percorso al Cda, poi una volta a casa ha continuato a frequentarlo tutti i giorni».

La rinascita

«La situazione era migliorata ma continuavo ad essere iperattiva. E a soffrire la fame. È stato allora che c’è stato lo “switch”, il cambiamento. Finalmente ho pensato: “Chi me lo fa fare?” E finalmente mi sono fermata. Ho ripreso a leggere, a stare con le altre ragazze, ho smesso di camminare in modo frenetico. Ho capito che questa “vita” non faceva più per me. Da giugno ho iniziato a frequentare il Cda a giorni alterni, poi una volta alla settimana, fino al saluto. Sapevo di avere ancora molto da fare, che il mio percorso sarebbe stato ancora lungo. All’inizio dello scorso anno ho capito però che ce l’avevo fatta, che ero guarita». 

È uscita dal tunnel

«Mi sono laureata, frequento la magistrale e poi mi attende il tirocinio. Studio psicologia e mi piacerebbe poter lavorare in quest’ambito. Credo che in futuro potrò offrire il mio aiuto a tante persone».

«Per i miei genitori vedere che mi maltrattavo è stato molto difficile - racconta -. Loro mi volevano aiutare e mi sono sempre stati vicini, senza mettermi troppa ansia, senza essere opprimenti ma per me, in quei momenti, erano dei nemici: quello che consideravano il meglio per me, ovvero farmi mangiare, dal mio punto di vista era la cosa peggiore. Avevamo due visioni inconciliabili. Parlarne significava ammettere di avere un problema e per me era inconcepibile. Solo in seguito ho finalmente visto il loro aiuto come una cosa positiva, l’ho accettato e ho ritrovato la gioia di stare con loro e con le amiche, persone che mi hanno voluto bene quando io, invece, non me ne volevo». 

Claudia Milani Vicenzi

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