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Il governo ha tagliato il fondo dedicato

Disturbi alimentari, il papà di una 19enne malata: «Un errore togliere risorse, fa la differenza tra la vita e la morte»

di Camilla Ferro
La figlia è in cura per anoressia da 5 anni: «È a livello di allerta, è alta 1,72 e pesa 42 chili. Spero che arrivi a toccare il fondo, che si renda necessario il ricovero: è l’ultima spiaggia per noi»
L’anno scorso in Italia i decessi per disturbi alimentari sono stati 3.780. I malati in cura sono 4 milioni
L’anno scorso in Italia i decessi per disturbi alimentari sono stati 3.780. I malati in cura sono 4 milioni
L’anno scorso in Italia i decessi per disturbi alimentari sono stati 3.780. I malati in cura sono 4 milioni
L’anno scorso in Italia i decessi per disturbi alimentari sono stati 3.780. I malati in cura sono 4 milioni

È una malattia che si prende tutto. Ingoia milioni di persone (soprattutto ragazze), rompe le famiglie, sfalda i rapporti e consuma vite. Uccide più spesso di quanto si pensi (3.780 i decessi in Italia nel 2023 per disturbi alimentari, al primo posto tra le cause di morte tra adolescenti dopo gli incidenti) impantanando i genitori nel limbo dei sensi di colpa e dei rimorsi.

«L’anoressia, come gli altri disturbi Dca, è soprattutto una malattia senza fine perché non sai se e quando riuscirai a sconfiggerla. Chi sopravvive trova un equilibrio nella sua ossessione di controllo del cibo, ma non se ne libera mai del tutto. Ecco perché è fondamentale poter accedere alle cure: fa la differenza tra la vita e la morte. Ed è questo il motivo per cui il Governo non deve togliere risorse ai Centri di cura pubblici: è una emergenza sociale e come tale la risposta deve essere garantita a tutti. Purtroppo, non sta accadendo».

A parlare è il papà di una diciannovenne di Verona ammalata di anoressia nervosa da quando era in terza media. È in cura da 5 anni al Centro di riferimento regionale al Policlinico di Borgo Roma: è una dei circa 300 pazienti presi in carico dall’azienda ospedaliera attraverso il Servizio Sanitario Nazionale.

I costi per le cure

«Tante, purtroppo, non riescono ad entrare “in tempo“ e devono ricorrere al privato, con costi minimi per la solo psicoterapia di 400 euro al mese: se poi serve il ricovero la cifra diventa insostenibile per una famiglia “normale“. Chi non può permetterselo, che fa? Aspettare sei mesi per avere un posto spesso significa condannare a morte queste ragazze».

Il Governo Meloni non ha inserito nell’ultima legge di bilancio il Fondo per i disturbi alimentari istituito da Draghi nel 2022: si trattava di 25 milioni di euro per due anni. Ad inizio 2024 è scattata la mobilitazione di protesta in tutta Italia, in seguito alla quale il ministro alla sanità Schillaci ha fatto marcia indietro decidendo il rifinanziamento di 10 milioni per l’anno in corso.

«Al nostro Centro», continua il papà veronese, «sono stati destinati, per il tramite della Regione, 250mila euro, che scadono a fine ottobre. Non sono stati spesi tutti, anzi, per assurdo si rischia di avanzarli ma non perchè manchino malati, anzi, ma per la difficoltà a trovare personale specializzato. È un circolo vizioso: se non ci sono sul mercato psichiatri, psicologi, dietisti formati sui disturbi alimentari, non riesci ad implementare i servizi. Per cui, ad esempio, al Policlinico stiamo aspettando che parta il Day Hospital, fondamentale quando la psicoterapia due volte alla settimana non basta più: è tutto predisposto, le stanze sono pronte ma manca l’organico di funzionamento».

Poi, la parte «intima» della malattia. «Mia figlia è alta 1.72 centimetri», racconta, «al momento pesa 42 chili. È arrivata anche a 39. Si trova nel livello di “allerta“ della malattia, ha le ossa in sofferenza, consumate, sfibrate. Non ha il ciclo da tre anni. Bravissima all’università, nonostante la situazione. È molto intelligente e bella».

Gli si rompe la voce: «Cosa spero? Che arrivi a toccare il fondo, che si renda necessario il ricovero: è l’ultima spiaggia per noi».

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