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I vicentini e la guerra

Nel bunker a Kiev. «Qui piovono bombe e i viveri sono finiti»

Andrey sale le scale dello scantinato in cui è rifugiato con una parte della sua famiglia. C’è un po’ di disordine al piano terra ma niente a che vedere con quello che si vede fuori. «Boom boom boom», fa il segno anche con le mani. Volge le spalle all’orizzonte e indica le nuvole di fumo che si alzano a qualche chilometro da casa. Andrey Balla è in videochiamata con Sebastiano Pisanu, 69enne vicentino, direttamente dai sobborghi di Kiev in cui è rimasto per opporsi all’invasione. Il 35enne ucraino ha salutato da pochi giorni la moglie Oksana e la figlioletta Milana che stanno raggiungendo proprio Pisanu a Vicenza. E a Vicenza dovrebbero ritrovare la mamma di Oksana, Lyudmila che è la compagna di Pisanu e che sta viaggiando con la nipote Vladislava e con il figlio di quest’ultima, il piccolissimo Timothy di pochi mesi. 

Dal bunker «Abbiamo poco cibo, sono finiti anche i pomodori», spiega Andrey mischiando le pochissime parole di italiano che conosce con un po’ di inglese. Mostra ogni angolo dello scantinato che, nei suoi progetti, avrebbe dovuto essere qualcosa di diverso da un bunker anti-aereo. Mostra i letti, che hanno tutta la “faccia” di ospitare poco sonno e molta agitazione. Mostra anche la cucina e la stanza dove il gruppo di una mezza dozzina di persone rimasta passa le giornate. Il problema è l’esterno. Andrey sembra che non percepisca direttamente il pericolo di uscire in strada, anche se limita la permanenza fuori il più possibile. Non si capisce, visto anche che il wifi si affievolisce, se in sottofondo ci siano le sirene dell’allarme ma le colonne di fumo fanno impressione. Perché non è un film e Andrey è un marito, un papà e un operaio edile. Di sicuro non un attore e non un soldato. Sebastiano ha fretta di chiudere, non vuole fargli sprecare la batteria del telefono: «Abbi cura di te». Andrey saluta, lo schermo diventa nero. Pochi minuti dopo, però, manda un filmato e qualche foto: nel bunker si festeggia un compleanno di uno dei ragazzini ospitati in casa, figlio di un amico di famiglia. La torta è troppo piccola per quella candela. Il ragazzino sorride nel buio dello scantinato.

Il viaggio E mentre una parte di cuore di Andrey è nel bunker, un altro pezzo è a metà del lungo viaggio iniziato lunedì che porterà tre donne, una bimba e un neonato a Vicenza, da Pisanu. I due gruppetti stanno viaggiando divisi perché sono partiti con qualche ora di differenza. Ore che sono diventate interminabili tra treni e corriere. Dopo un primo convoglio preso al volo da Kiev in direzione Leopoli, che però non le ha portate a destinazione, per Lyudmila e il suo gruppo è stato necessario percorrere 20 chilometri a piedi prima di raggiungere un’altra stazione che ha permesso loro di raggiungere, sempre tramite la ferrovia, la cittadina che per ora resta più sicura in Ucraina. Da lì, in corriera, le donne e il bambino hanno raggiunto la Polonia e ora sono ospiti da amici a Varsavia. Anche Oksana e Milana sono nella capitale polacca ma i due gruppi non riescono a comunicare. Pisanu le ha aiutate come poteva ma anche i trasferimenti di denaro sono difficoltosi. Ora avrebbero due possibilità, o partire con un bus o, forse, con un aeroplano che le possa condurre a Venezia e, in un secondo momento, a Vicenza. Pisanu spera di ricevere un supporto per l’ospitalità ed è molto preoccupato di non riuscire a sostenere l’arrivo di cinque persone tra cui due bambini. 

 

Karl Zilliken

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