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Noventa Vicentina

L’imam espulso
«Io, venduto
dai delinquenti»

Il centro culturale islamico “Assonna” a Noventa dove predicava l’imam espulso Mohammed Madad. FOTO MASSIGNAN
Il centro culturale islamico “Assonna” a Noventa dove predicava l’imam espulso Mohammed Madad. FOTO MASSIGNAN
Il centro culturale islamico “Assonna” a Noventa dove predicava l’imam espulso Mohammed Madad. FOTO MASSIGNAN
Il centro culturale islamico “Assonna” a Noventa dove predicava l’imam espulso Mohammed Madad. FOTO MASSIGNAN

«Sono stato venduto alla polizia da due persone che vendevano droga e venivano in moschea e che io avevo deciso di denunciare. Li avevo segnalati anche nei miei sermoni. Sono stato vittima di chi mi vuole male». Mohammed Madad, l’imam di Noventa Vicentina espulso il 26 luglio perché ritenuto contiguo al sedicente Stato islamico, ci risponde dalla sua casa in Marocco. La sua è una difesa a trecentosessanta gradi.

Non si sottrae a nessuna domanda, e respinge ogni accusa. «Sono in Italia da 26 anni - ribadisce come non avesse ancora completamente compreso il senso della misura applicatagli -. Non ho mai fatto niente di male. Mai un problema con la legge. Nulla. E poi in cinque minuti, un giorno qualunque, mi è cambiata la vita per sempre. Hanno rovinato me e la mia famiglia, ma io in Italia ci voglio tornare perché sono pulito. Non ho fatto niente».

Sarà come dice, però le accuse nei suoi confronti sono pesanti. Lei avrebbe cominciato un processo di radicalizzazione nella comunità islamica di Noventa, tanto per cominciare.

Non è vero. Io ho sempre condannato quegli assassini dell’Isis. Sempre. Ho pronunciato delle prediche chiare contro il terrorismo, a cominciare da quanto accaduto a Parigi a “Charlie Hebdo” nel gennaio 2015. Ho condannato anche l’attentato di Nizza. Lo ripeto, sono assassini. Non c’entrano con l’Islam che invece è una religione di pace.

Eppure ci sarebbero delle intercettazioni telefoniche in cui “benedice” la guerra santa in Siria.

In Siria non conosco nessuno. Conoscevo invece un imam siriano che era a Venezia, stop. Non so come dirlo, io ho fatto i sermoni, in moschea, contro l’Isis. E ho anche invitato i genitori a controllare i loro figli perché attraverso il computer non diventassero prede della propaganda del califfato. Avevo parlato di questo anche coi carabinieri.

Ecco, a proposito di figli, lei è accusato di avere picchiato i suoi perché non si applicavano nello studio del Corano. È vero?

Ma figuriamoci. I miei figli non li ho mai toccati. Lei crede che se un bambino viene regolarmente picchiato in casa; a scuola, gli insegnanti, non se ne accorgano? Se davvero li avessi presi a botte gli assistenti sociali me li avrebbero tolti già da un pezzo i miei figli. Questa è la verità.

Senta, imam, e a proposito di sua moglie? L’avrebbe costretta a strappare una foto in cui sorrideva dicendole che una vera musulmana non ride in pubblico. È così?

Un’altra bugia. Mia moglie, è vero, ha uno stile di vestire musulmano, ma tutto qui. Ha contatti con persone italiane e straniere. Con cattolici e musulmani, come è giusto che sia. Le mie figlie si vestono con i jeans come qualsiasi altro ragazzo della loro età. Sa invece quel è la verità? È che i miei familiari sono distrutti. Come me del resto.

Il giorno prima della sua espulsione, in Francia, un parroco è stato sgozzato in chiesa. Per esprimere solidarietà ai cristiani, i musulmani (anche a Vicenza) sono andati a messa la domenica successiva all’assassinio del prete. Ci sarebbe andato anche lei?

Certo. Quelli dell’Isis vogliono la guerra tra Occidente e Islam, ma non dobbiamo cadere nella loro trappola. Crediamo tutti in un solo Dio, solo che noi musulmani andiamo in moschea e i cristiani in chiesa.

Ma perché ha chiamato una delle sue figlie “Jihad”?

Che domanda, perché per noi, in Marocco, è un nome comune. Solo da voi significa “guerra santa”. Da noi invece il senso del nome è “sforzo”.

Insomma lei non è un terrorista o un sedicente tale?

Secondo lei se davvero lo fossi, in Marocco mi avrebbero lasciato tornare tranquillamente a casa dopo il mio rientro “forzato”? Comunque no. Non lo sono e non lo sono mai stato.

Tornerà in Italia?

Certo. Farò ricorso al Tar contro l’espulsione. La mia vita è in Italia. I miei figli l’arabo nemmeno lo conoscono. Io tornerò perché sono innocente. Sono stato venduto da due delinquenti.

Matteo Bernardini

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