<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
La sanità bollente

Caos guardia medica. «Aggressioni verbali e personale all’osso»

Il focus sulla struttura di via Mentana dopo le segnalazioni. I medici: «Siamo in sei per 220 mila persone»

«I cittadini meritano un buon servizio e noi diamo il massimo per offrirlo. Purtroppo l’impoverimento di risorse della medicina territoriale porta la gente a riversarsi su pronto soccorso e continuità assistenziale. Spesso siamo costretti ad occuparci di questioni ai limiti delle nostre competenze. Vogliamo che si sappiano alcune cose. Noi siamo dalla parte degli utenti. Crediamo di meritare dignità per il lavoro che facciamo. Chiediamo che si comprenda come oggi organizzare l’attività assegnando priorità e appuntamenti sia fondamentale».

L'amarezza dei medici di via Mentana

C’è amarezza nelle parole dei medici della guardia medica di via Mentana ma anche consapevolezza di svolgere il proprio ruolo con impegno professionale, senso di responsabilità, rispetto del codice deontologico. «Siamo rammaricati per quanto avvenuto sabato. Era ed è importante far sentire anche la nostra voce». 
L’episodio è quello riferito da Federico Valente. Non trovando risposte alle telefonate per ottenere un appuntamento si è recato allo sportello dove ha trovato altre persone, sembra, nelle stesse condizioni. Alla richiesta di spiegazioni la situazione sarebbe degenerata fino all’intervento della polizia. Da qui accuse «di disservizio, non chiarezza, arroganza». Ma i medici contestano punto su punto. 
Innanzitutto un chiarimento sull’organizzazione: «Il sabato mattina il servizio inizia alle 10, e se i pazienti chiamano prima non c’è possibilità di avere risposta. Le modalità di accesso sono chiaramente indicate sulla porta d’ingresso della sede e sul sito internet dell’Ulss. Basta verificare. Da noi non ci sono “addetti” come asserito dalla persona in questione ma solo medici. Non c’è possibilità di fare triage in nessun altro modo se non telefonando. Altrimenti cosa fare? Metterci in strada per parlare con i pazienti? E la tutela della privacy?». Poi, la risposta al rilievo sui tamponi. «Dice che a qualcuno è stato richiesto. Ma dove sta il problema? Certamente. Pazienti con sintomatologia respiratoria devono fare il tampone Covid, come per accedere a qualsiasi altro servizio sanitario o lavorativo».

«L'aggressione verbale ha causato l'intervento della polizia»

Ed ecco, ancora, perché il ricorso alla polizia: «Il collega non era affatto intimorito, era solo uscito per raccogliere informazioni, ma è stato aggredito verbalmente. Siccome nella nostra sede le aggressioni verbali e materiali, sperando che non si arrivi a quella fisica, diventano sempre più frequenti e non abbiamo un servizio di sicurezza, l’unico modo per tutelarci è di allertare le forze dell’ordine». I medici rimandano al mittente l’accusa di arroganza. «L’arroganza è stata del paziente che si è presentato a un servizio sanitario senza rispettare le regole chiaramente indicate e pretendendo di essere assecondato senza il rispetto di chi lavora e di chi sta male. La prestazione da lui richiesta era non urgente e non erogabile da parte della guardia medica come sa chiunque abbia letto la carta dei servizi facilmente reperibile sul sito dell’Ulss». 

La difesa dei medici: «Il servizio è stato ridotto nel personale»

Le difficoltà sono parecchie. «Un servizio territoriale come questo che risulta tanto più efficace nella misura in cui è capillare – è la denuncia dei medici della guardia medica di via Mentana - è stato accentrato e ridotto nel personale. Noi siamo solo in 6, senza segreteria, infermieri o altro. Solo 6 medici a gestire un territorio che spazia da Isola Vicentina a Zovencedo fino a Camisano». Da qui i problemi: «È vero – osservano -. Esistono disservizi legati all’accorpamento delle sedi di Montegalda, Torri di Quartesolo e Vicenza. Il bacino d’utenza raggiunge le 220.000 persone e le linee telefoniche in diversi momenti sono congestionate. Abbiamo 2 linee di ingresso e rispondiamo a quasi 200 chiamate per turno. Facciamo decine di visite ambulatoriali, il 7 gennaio sono state più di 70, più quelle domiciliari. Spesso sopperiamo alla carenza dei medici di base o al sovraccarico di lavoro del pronto soccorso». 

Guardia medica, chiamare prima è fondamentale

Per questo diventa determinante il triage telefonico. «Proprio sabato scorso abbiamo soccorso un paziente giunto da noi in arresto cardiaco. Solo la prontezza e la preparazione dei colleghi che hanno eseguito le manovre di rianimazione cardiopolmonare hanno permesso di salvargli la vita. L’uomo è stato poi trasportato in ospedale dal Suem ma un contatto telefonico sarebbe servito ad indirizzarlo subito al pronto soccorso. Noi assistiamo anche tutti coloro che si presentano senza aver chiamato, ma serve un po’ di pazienza per la presa in carico. La direzione sanitaria dell’Ulss Berica è informata e sta cercando soluzioni, ma non sono semplici né immediate».

Franco Pepe

Suggerimenti