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Vicenza

Green pass e ristoranti. «Chi vuole mangiare dentro lo mostra da solo»

di Karl Zilliken

Che fatica la vita del barista e del ristoratore. A chiusure, distanze, capienze ridotte, protocolli severi e controlli serrati si è aggiunto da una ventina di giorni l’onere del controllo green pass per chi vuole pranzare o bere un caffè seduto all’interno dei locali. C’è chi si è adeguato alle normative e chi si contrappone deciso. C’è anche chi è tornato a guardare il meteo, come nei primi giorni di riapertura solo en plen air: per ora, infatti, quasi tutti si siedono fuori ma il timore è per quello che potrebbe succedere tra qualche settimana. Loris Azzolin del bar Matteotti spiega: «Il green pass non serve per salvarci la vita ma è solo un peggioramento della burocrazia. Non si fa altro che inasprire e disincentivare la libera impresa e quella individuale. Se le forze dell’ordine mi controllassero, sarei sereno perché non sono fuori regola. Quasi tutti i tavoli sono all’esterno e lascerò tutto aperto anche quest’inverno, perché finché non passa questa roba non ti faccio entrare e sedere. Sono penalizzati gli ambienti piccoli. Chiedere il green pass? Non c’è bisogno: è automatico. Chi ce l’ha, me lo mostra. Gli altri siedono fuori. Capisco la necessità di evitare assembramenti in ambienti chiusi ma è l’approccio sbagliato. Siamo stati chiusi e vessati, io sono aperto solo perché non ho commesso errori in passato e avevo un po’ di soldi da parte. Altrimenti sarei rimasto chiuso». Marco Mantega, dietro il bancone de La tazza d’oro, è stringato: «Chiediamo il green pass e controlliamo con l’applicazione del telefono. Non abbiamo avuto problemi. Controlli delle forze dell’ordine? Ne abbiamo subiti due nello stesso giorno, prima i carabinieri e poi la polizia. Non hanno trovato niente fuori posto». Marino Pilan del Caffè degli artisti precisa: «Al momento nessuno si siede dentro ma il problema si porrà tra poco. Resto dell’idea che non siamo abilitati a controllare la salute degli altri e la carta di identità. C’è un altro problema di cui non parla nessuno: se io chiedo il green pass a qualcuno informato, lui può non darmelo perché sono dati personali. E se lo faccio sedere fuori, lo discrimino. Se mi fanno causa con il garante della privacy rischio di dover pagare tra 50 e 100 mila euro. Paradossalmente mi conviene pagare i 400 euro di multa. Qualcuno è venuto dentro ma arrivano già con il “foglietto” in mano. Il vero problema nel controllo ci sarà quando i green pass inizieranno a scadere. E poi che senso ha che al bancone si possa stare e al tavolo no? Resto dell’idea che ci si debba vaccinare ma il green pass è una farsa». Maria Giovanna Boscolo de Il Ceppo conclude «cercando sempre di trovare il lato positivo sulle cose. In linea di massima sta andando bene. Chi vuole mangiare fuori, ora che la stagione lo permette, si sente libero di farlo. Chi vuole mangiare all’interno, con tutta un’altra esperienza, ha il green pass. Non abbiamo mai trovato qualcuno che ponga paletti su questo, quindi direi che tutto è scorrevole. Per il controllo abbiamo il telefono e siamo tutti abilitati a usarlo».

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