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VICENZA

Cecchettin: «Voglio provare con le mie parole a salvare anche una sola Giulia»

Gino, padre della giovane uccisa dall’ex: «Quello che ho imparato da mia figlia è una specie di dono»
Gino Cecchettin: il padre di Giulia ieri è stato ospite a Vicenza COLORFOTO
Gino Cecchettin: il padre di Giulia ieri è stato ospite a Vicenza COLORFOTO
Gino Cecchettin: il padre di Giulia ieri è stato ospite a Vicenza COLORFOTO
Gino Cecchettin: il padre di Giulia ieri è stato ospite a Vicenza COLORFOTO

L’omaggio di un padre alla figlia, il tentativo di elaborare il lutto attraverso la speranza di un cambiamento, per rendere il dolore un’esperienza costruttiva. «Se c’è la possibilità di salvare anche una sola Giulia facendo quello che faccio, allora avrò raggiunto un risultato».

Gino Cecchettin parla in modo pacato e diretto

Il suo passaggio a Vicenza per presentare il libro scritto a quattro mani con Marco Franzoso dal titolo “Cara Giulia, quello che ho imparato da mia figlia”, è la tappa di un percorso che ha un obiettivo importante: invitare a una riflessione profonda sulle radici della cultura patriarcale, perché questa riflessione possa essere di aiuto per le giovani generazioni.

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Salone gremito

Gremito il salone al piano superiore del palazzo delle Opere sociali che ieri pomeriggio ha ospitato l’evento organizzato dalla biblioteca Bertoliana e dal museo diocesano e condotto dalla scrittrice Mariapia Veladiano. Sin dal primo applauso un’ondata di calore e di sostegno si è riversata sul padre della studentessa 22enne di Vigonovo uccisa lo scorso 11 novembre dall’ex fidanzato Filippo Turetta. «Questi applausi sono per Giulia - ha esordito Cecchettin - è lei il motivo per cui sono qui».

Un flusso di pensieri. Dai ricordi più gioiosi legati alla figlia («stare con lei ti cambiava la giornata»), al fardello del dolore, fino alle ragioni che lo hanno portato a reagire attraverso le 160 pagine del libro.

Il suo pensiero

«Nei primi istanti sono stato attraversato dalla rabbia e dal senso di vendetta, ma ho deciso di abbandonare questi sentimenti per Giulia, che era amore puro. Un esercizio che poi è venuto automatico». Anche grazie alla vicinanza di molte persone: «Ognuna di loro per me rappresenta una piccola pacca sulla spalla che mi esorta ad andare avanti e a capire che Giulia non è solo mia. Quello che ho imparato da mia figlia è una specie di dono».

E il primo insegnamento è quello di vivere «ogni singolo istante». «Purtroppo - ammette con gli occhi lucidi - non ricordo nulla dell’ultima volta in cui ho visto Giulia, perché non sapevo sarebbe stata l’ultima, mentre ricordo molto bene i giorni a seguire».

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Il contributo

Quindi la decisione di dare il proprio contributo, prima di tutto ponendosi delle domande: «Mi sono interrogato sull’humus che io stesso ho assorbito, quello per cui gli uomini, ad esempio, non dovrebbero piangere in pubblico o esprimere i propri sentimenti. Ho imparato che il passato non lo puoi cambiare, certo non riavrò mai più mia figlia, ma posso ancora mettermi in comunione con lei e provare a fare qualcosa per gli altri, seguendo il suo esempio».

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L'impegno che porta al libro

Da qui l’impegno che porta al libro, i cui proventi serviranno per finanziare una fondazione dedicata a Giulia e per sostenere le associazioni che si occupano di contrasto alla violenza sulle donne. «In questi mesi sono state tante le mamme di ragazze in difficoltà che si sono rivolte alla nostra famiglia. Da lì è nata l’idea di una fondazione». Un’esposizione che ha attirato anche critiche feroci, cui Cecchettin risponde volando alto: «Io ho deciso di fare il mio pezzettino nella società. Non farlo, per me sarebbe come assistere a un incidente e tirare dritto». 

Laura Pilastro

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