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VICENZA

Febbre del Nilo, è allerta. Primo caso in provincia

di Franco Pepe
Positivo al virus veicolato dalla zanzara un pensionato 70enne che abita in città: portato in ospedale, è guarito. Scattata la prevenzione nel quartiere di residenza. Numeri in calo rispetto al 2022, ma l’attenzione è alta
Prosegue la campagna di disinfestazione di tombini e caditoie per prevenire o eliminare la formazione delle larve di zanzare nei ristagni d’acqua ARCHIVIO
Prosegue la campagna di disinfestazione di tombini e caditoie per prevenire o eliminare la formazione delle larve di zanzare nei ristagni d’acqua ARCHIVIO
Prosegue la campagna di disinfestazione di tombini e caditoie per prevenire o eliminare la formazione delle larve di zanzare nei ristagni d’acqua ARCHIVIO
Prosegue la campagna di disinfestazione di tombini e caditoie per prevenire o eliminare la formazione delle larve di zanzare nei ristagni d’acqua ARCHIVIO

La zanzara, che appare dove c’è acqua, potrebbe essersi annidata in un tombino per uscire di notte, una volta cessato il pericolo, e mettersi a caccia. Ritorna la West Nile. È il primo caso dell’anno nel Vicentino, ma per fortuna non è nulla di particolarmente grave. La persona colpita dal virus del Nilo occidentale è un pensionato di 70 anni che abita in città, vicino al centro storico. È successo la scorsa settimana. Il malcapitato aveva avuto la febbre alta per 5 giorni. I familiari, non comprendendo le ragioni del malessere, si erano preoccupati. Ma, quando, al San Bortolo, il paziente è stato visitato dagli infettivologi, i sintomi erano quasi scomparsi, e non c’è stato neppure bisogno di ricovero.

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Una forma non grave

«Non era una forma neuro-invasiva», spiega il primario Vinicio Manfrin. Sono stati i test eseguiti nei laboratori di microbiologia dell’ospedale a confermare, negli anticorpi e nel plasma dell’uomo, il contagio del virus di origine tropicale giunto in Veneto nel 2008, probabilmente veicolato da uccelli migratori dall’Africa che ne sono il serbatoio naturale, e da allora diventato endemico perché ha trovato qui le condizioni ideali per il suo mantenimento, cioè un clima caldo-umido che favorisce la proliferazione delle zanzare, e un’abbondanza di volatili selvatici soprattutto nelle zone umide. 
Il primario Manfrin, appena accertata la positività alla malattia, ha allertato il Sisp, che, di concerto con il Comune, ha messo in moto il piano di difesa. Niente disinfestazione d’emergenza, che si effettua solo in presenza di 2 casi in un periodo di 15 giorni, ma un intervento con l’utilizzo di larvicidi nel quartiere di residenza del malato. Inoltre, le informazioni indispensabili sotto l’aspetto della prevenzione per la popolazione. 

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È il secondo episodio

È il secondo episodio in Veneto nel 2023 di West Nile disease. Il primo è accaduto il 17 luglio a Ronco all’Adige, in provincia di Verona. Secondo l’Istituto zooprofilattico delle Venezie, la situazione sembra molto più favorevole rispetto al 2022 quando ben 500 casi di West Nile dei 723 avvenuti in tutta Italia si registrarono proprio nel Veneto, con 166 forme neuro-invasive e 22 decessi. A far pensare che la diffusione del virus non sarà intensa come 12 mesi fa sono i dati finora raccolti. Pochissime le positività emerse sulle migliaia di pool di zanzare analizzati dall’istituto di Legnaro. Poi, di norma, se il primo caso umano si verifica a fine luglio, il rischio di una stagione di alta circolazione si attenua notevolmente.

Nel 2022 l’allarme era infatti partito a inizio giugno

Colpi di coda ce ne potranno essere ma non con la violenza vista l’anno scorso, quando a pagarne la conseguenze fu anche il Vicentino. Il bilancio, fra luglio e settembre, fu di 33 casi, 10 dei quali con sintomi neuro-invasivi che costrinsero al ricovero in ospedale, quasi il doppio del tetto di 18 contagi registrato a Vicenza e dintorni nel 2018. E, soprattutto, 3 morti. Uccisi da una febbre che, nei casi più estremi, può colpire il sistema nervoso centrale, provocando un’encefalite o una meningite letale. Tutti grandi anziani. 
Non dovrebbe, quindi, ripetersi l’incubo di un virus che aggredisce l’uomo dopo la puntura della comune zanzara Culex pipiens, a sua volta infettata dagli uccelli selvatici che ne sono portatori. Ma l’attenzione deve restare massima. La febbre del Nilo non si trasmette da uomo a uomo, ma arriva solo dal morso di una zanzara che abbia punto un volatile contagiato o una persona già colpita dal virus. Nell’80 per cento dei casi l’infezione non dà sintomi, nell’1 per cento febbre alta, convulsioni, paralisi, e in una persona su 1.000 una meningite senza scampo. 

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