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L'allarme

Farmacisti e aggressioni: «Sempre più a rischio»

A far scattare reazioni violente è il rifiuto di vendere medicine senza la prescrizione del proprio medico.
Alcuni clienti pretendono medicinali senza ricetta medica
Alcuni clienti pretendono medicinali senza ricetta medica
Alcuni clienti pretendono medicinali senza ricetta medica
Alcuni clienti pretendono medicinali senza ricetta medica

Non solo medici e infermieri. Anche i farmacisti devono tenere alta la guardia e ogni giorno, al lavoro, temono di diventare bersaglio di violenti ed esagitati. Se fino ad ora, fortunatamente, nel Vicentino non sono stati denunciati episodi di aggressioni fisiche non si può dire altrettanto per quelle verbali. Le farmacie rappresentano il primo e più accessibile presidio sanitario sul territorio e per chi ci lavora insulti, improperi e minacce sembrano essere all’ordine del giorno.

Non bastava il rischio di essere derubati e rapinati. Ora i farmacisti devono fare i conti anche con chi non accetta un “no” come risposta. Perché a far scattare la rabbia e gli insulti, nella maggior parte dei casi, è proprio il rifiuto di un farmaco. 

L'auto-diagnosi

Nell’era di internet la situazione sempre più frequente che si verifica è quella dell’auto-diagnosi. Ho un sintomo, “capisco” di che malattia si tratta dopo un rapido controllo su google, vedo anche che farmaci dovrei prendere e me li prescrivo da solo. Sono un medico? Ovviamente no, ma questo sembra essere un aspetto secondario. Non per il farmacista, per fortuna, che alla richiesta risponde con un rifiuto e chiede la ricetta. Inutile tentare di spiegare che è necessaria, inutile provare a far capire che alcuni farmaci non possono essere venduti senza prescrizione. C’è chi proprio non vuole sentire ragioni e colpevolizza il farmacista. Non è la sola ragione: c’è chi perde il controllo se un farmaco non è arrivato (problema che, negli ultimi mesi, ha interessato tantissimi prodotti) oppure perché scopre che c’è stato un aumento di prezzo. 

L'allarme del presidente dell'ordine dei farmacisti di Vicenza

«In Italia siamo circa 70mila a lavorare in farmacia - sottolinea Florindo Cracco, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Vicenza - l’80% sono donne e purtroppo, per molti, diventa ancora più facile prendersela con loro. I turni notturni sono spesso i più difficili, chi arriva pretende di avere i farmaci subito e non accetta l’idea di dover aspettare. Le zone di passaggio e la città sono ovviamente poi più a rischio e quelle dove questi episodi si verificano con maggior frequenza rispetto ai piccoli comuni».

Antibiotici e psicofarmaci, i più richiesti senza ricetta medica

Antibiotici (l’Italia è tra i primi consumatori al mondo) e psicofarmaci i prodotti che più spesso si è costretti a negare perché la ricetta medica è indispensabile.  «Solo in caso di necessità e urgenza il farmacista può consegnare al cliente un medicinale prescrivibile anche in assenza di ricetta». «Le situazioni più critiche - aggiunge - si sono manifestate durante la pandemia. Allora c’era naturalmente un clima di tensione generale e, per quel che riguarda il nostro settore, c’era soprattutto il problema di dover attendere per il tampone. In alcuni periodi le file erano lunghissime e si doveva pazientare. Dopo il covid, tuttavia, la situazione non è migliorata, anzi». 

 

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Sempre meno ragazzi scelgono di iscriversi alla facoltà di Farmacia

«Le persone dovrebbero capire che gli operatori sanitari, in qualsiasi ambito operino, stanno lavorando per il loro benessere e che spesso lo fanno in condizioni non facili, tra mille problemi e che proprio per questo meritano rispetto». «Oggi sentiamo sempre più casi di aggressioni e violenza - considera -. Episodi che rischiano di aggravare ulteriormente lo stato in cui versa la sanità, perché molti professionisti decidono di lasciare il lavoro, di andare all’estero, mentre i giovani si orientano verso altre professioni». «Questo sta succedendo soprattutto per i medici - conclude - ma la situazione non è affatto rosea nemmeno per quanto riguarda il nostro settore e i dati lo dimostrano, con sempre meno ragazzi che scelgono di iscriversi alla facoltà di Farmacia». 

 

Claudia Milani Vicenzi

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