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Vicenza

È l’ora del green pass. Ma per i ristoratori è un onere indigesto

Il ministro Lamorgese annuncia che «i controlli saranno rafforzati», gli operatori sono sul piede di guerra all’insegna del «siamo ristoratori, non controllori», una buona fetta di italiani scende in piazza in nome della libertà, ma da dopodomani non sarà più possibile fare tante cose senza green pass. 

Cosa cambia Dal 6 agosto la certificazione verde Covid-19, già richiesta in Italia per partecipare a feste, cerimonie, per accedere a residenze sanitarie assistenziali, spostarsi da territori in “zona rossa” o “zona arancione” sarà necessaria anche per accedere a qualsiasi tipo di servizio di ristorazione al tavolo al chiuso, spettacoli, eventi e competizioni sportive, musei, istituti e luoghi di cultura, piscine, palestre, centri benessere, fiere, sagre, convegni, centri termali, parchi tematici e di divertimento, centri culturali e ricreativi, sale da gioco e casinò, concorsi pubblici. Si tratta di un QR-code che attesta l’avvenuta vaccinazione, la negatività al test molecolare o antigenico rapido fatto nelle ultime 48 ore o la guarigione dal Covid negli ultimi sei mesi. Lo si ottiene tramite il sito del governo, il Fascicolo Sanitario Elettronico, una App o con l’aiuto di medici o farmacie.

Fipe Confcommercio L’operazione di per sè non sembra così complicata: «Abbiamo una app da scaricare - conferma Gianluca Baratto, presidente di Fipe Confcommercio Vicenza - quando un cliente vuole mangiare all’interno gli chiediamo un documento e il QR-code (sul cellulare o cartaceo). Lo controlliamo con la nostra app e vediamo subito se è in regola». L’operazione non richiede più di qualche secondo «l’applicazione risponde in maniera repentina, l’ho scaricata 20 giorni fa e la sto testando». Il problema è per chi ha attività dove entrano tante persone e deve dedicare una persona a fare i controlli. «L’altro problema - rincara Baratto - è che il green pass ci era stato venduto come soluzione da adottare nelle zone arancioni o rosse e adesso vale per tutto. Questo ci ha un po’ disturbato, anche perché avevano chiesto di prevedere un’autocertificazione e la proposta, come tante altre, non è stata in considerazione. La gran parte dei ristoratori è arrabbiata, abbiamo dovuto fare un’operazione di persuasione importante. Questo ha il sapore dell’ennesimo provvedimento fatto in fretta senza una logica a partire dal fatto che chi resta al banco non deve avere nessun passaporto». Una linea su cui concorda Luca Semenzato, del ristorante Al Company: «Se può servire per indurre un maggior numero di persone a vaccinarsi va bene, ma noi siamo ristoratori e ci viene chiesto di fare i controllori, sapendo che il green pass è facilmente eludibile. Da professionista rispetto la regola, ma mi sembra un autogol del governo, voluto da persone inesperte.

Confartigianato «Il green pass non fa i conti con le imprese - lamenta Christian Malinverni, presidente dei ristoratori di Confartigianato - è un obbligo calato dall’alto, senza i ragionamenti necessari per una applicazione efficiente. Siamo i primi a voler riprendere l’attività a pieno regime, uscendo dal momento pandemico che ha già messo a dura prova la nostra resistenza. Ci sono ancora troppi punti oscuri sulle modalità di accertamento, che anziché agevolare il nostro compito lo rendono più complicato». Malinverni si chiede infatti cosa accadrà da venerdì con le persone che non possono avere il green pass per motivi di salute; con la criticità legate all’accertamento dell’identità, con le probabili contestazioni da parte di chi non intende esibire il certificato. «Lo stato - conclude - non può abdicare una funzione di controllo, che gli è propria, agli imprenditori, già in difficoltà per la carenza di personale, prevedendo, oltre a sanzioni pecuniarie, la chiusura dell'esercizio».

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Marialuisa Duso

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