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La candidatura

Alpini, Vicenza vuole l'adunata nazionale 2023: l'ultima (e unica) volta fu nel 1991

Una foto d'archivio dell'Adunata nazionale del 1991 a Vicenza
Una foto d'archivio dell'Adunata nazionale del 1991 a Vicenza
Vicenza, adunata nazionale alpini 1991

Vicenza ci riprova. A 32 anni dall'adunata nazionale delle penne nere del 1991 e dopo aver visto sfumare l'occasione nel 2016, la città si ricandida per la parata del 2023. L'annuncio è arrivato nei giorni scorsi. «Stiamo cercando di costruire un percorso condiviso con Regione, Provincia e Comune per ospitare l'adunata nazionale dopo quella emozionante del 1991 - ha detto il sindaco Francesco Rucco - un segno dell'affetto e della riconoscenza che il territorio nutre per gli alpini, protagonisti, anche in questo anno difficile, di azioni solidali meravigliose». In lizza ci sono Biella, Firenze e L'Aquila.

 

Difficile dire quando sarà sorteggiata la location. Il nome di Vicenza era stato condiviso all'unanimità dalle sezioni Ana del terzo raggruppamento - quello che comprende il Triveneto - esattamente dodici mesi fa, durante l'assemblea dei presidenti ad Asiago. Agli albori della pandemia dunque, che ha fatto saltare tutti gli appuntamenti e gli step organizzativi fissati. Ad un anno di distanza, il calendario delle attività alpine rimane ancora fortemente condizionato dall'emergenza sanitaria, come ricorda il presidente della sezione Ana berica, Luciano Cherobin: «L'adunata 2020 di Rimini è stata spostata per la terza volta, prima a settembre 2020, poi giugno 2021 e ora si parla di settembre 2021». Di conseguenza slitta anche quella di Udine, in programma quest'anno e rinviata al 2022.

 

Quest'anno intanto ricorre il trentesimo anniversario dall'ultima (e unica) volta che Vicenza ospitò un'adunata nazionale. Era il maggio del 1991: una tre giorni che i vicentini ricordano bene e alla quale presero parte 320 mila persone provenienti da tutta Italia e dal mondo, praticamente il doppio della popolazione residente. La sfilata conclusiva, alla presenza dell'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga, durò oltre otto ore.

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