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Recoaro

Guglia dell’Omo crollata: «È colpa delle fessure causate dal ghiaccio»

I geologi: «L’acqua che si gela aumenta di volume e fa da leva premendo sugli strati “teneri” di roccia presenti alla base»

Dopo il crollo arriva l’ora delle ipotesi sulle cause che hanno provocato la caduta improvvisa, sulle Piccole Dolomiti, della guglia Omo, nella zona del monte Plische. Sorgeva accanto a quella chiamata Dona e quanto accaduto ha fatto perdere a Recoaro una delle immagini più iconiche e apprezzate.
Una situazione non nuova, quella dei crolli in montagna, che però preoccupa tecnici ed escursionisti. E sono soprattutto gli esperti ed i tecnici a chiedersi come mai in soli due anni ci siano stati tre crolli importanti che hanno modificato per sempre il paesaggio.

Nel 2021 altri due crolli sulle Piccole Dolomiti

Lo caduta dell’Omo, infatti, segue quelle del 2021. In quell’anno ci furono due crolli: ad aprile la guglia Corno nel gruppo del Fumante e a giugno la Punta delle Losche. Eventi che fanno lanciare l’allarme per la situazione in cui si trovano le vette e lo stato di degrado che sembra interessare quelle più famose. Eh sì, perché sembrano sbriciolarsi una dopo l’altra. O, almeno, questo è ciò che è accaduto per casi specifici di grande richiamo.
I crolli di imponenti frazioni delle fragili rocce del Triassico che caratterizzano le Piccole Dolomiti sono un fatto ricorrente di solito nel periodo di fine primavera-inizio estate, dunque proprio in questa stagione, «dopo che le infiltrazioni di acqua che si verificano all’inizio dell’inverno, ghiacciando, esercitano forti pressioni nelle fessurazioni della roccia». In primavera o con le violente piogge dell’inizio estate «vengono perciò a determinarsi crolli e distacchi che mettono a nudo le rocce sottostanti».

La Punta delle Losche esposta a sbalzi termici fatali

La parte crollata, per quanto riguarda la Punta delle Losche, era una parete a sud che di giorno è esposta al sole con elevate temperature mentre la notte le temperature calano e, per tale escursione termica, il ghiaccio provoca fessurazioni.
E il geologo Maurizio Pajola fa notare che «le Piccole Dolomiti sono formate da “dolomia principale” come le sorelle maggiori, le Dolomiti vere e proprie. Sono rocce sedimentarie con molte fessurazioni. Le cause del crollo possono essere endogene vale a dire piccoli tremori, microsismi ma possono essere anche indipendenti da questo». Poi, specifica Pajola, a incidere «ci sono i fattori esogeni vale a dire l’acqua che si trasforma in ghiaccio e allarga sempre più con il passare del tempo le fessurazioni, le bombe d’acqua, il vento, le radici di piante che possono insinuarsi nelle fessure e il calore che deforma le rocce, anche se in modo non visibile all’occhio umano».

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Un fenomeno che però è alla base della bellezza delle Piccole Dolomiti

Quel che è certo è che «il degrado è inesorabile» e che «sono gli stessi agenti esogeni che hanno fatto in modo che le Piccole Dolomiti siano così belle. Il paesaggio dolomitico è il prodotto di attività di erosione di acqua, gelo e pressioni».
Per quanto riguarda, nello specifico, “L’Omo e la Dona” Pajola fa ragionamento che è più che una supposizione: «Vista la posizione delle due rocce potrebbero essere state loro stesse frutto di una frana a monte nella storia delle Piccole Dolomiti, perché solo questi due torrioni in quella posizione sono un po’ anomali. Questo potrebbe spiegare il fatto del crollo dell’Omo, ma ovviamente si tratta solo di un’ipotesi». Ma anche altri fattori sono da tenere in considerazione, quando ci si trova di fronte a situazioni così imponenti e gravi come il crollo di una parte della montagna.
La geologa Carolina Sperman mette in evidenza che «la dolomia non è composta da strati uniformi ma ce ne sono di più teneri. Probabilmente alla base dell’Omo erano presenti strati più teneri che si sono degradati più velocemente e potrebbero essere la causa della caduta».
Inoltre, nel ventaglio delle ipotesi analitiche, conclude Sperman, c’è da considerare che «durante il fortissimo temporale della scorsa domenica, un fulmine possa essere caduto sull’Omo causando il crollo del torrione».

Luigi Cristina

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