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Il processo

Emergenza Pfas: «Costi riversati sugli utenti». In ballo 60 milioni spesi dai gestori idrici

Acque del Chiampo: «Se non arriveranno ristori, l'onere di ripianare le spese sostenute ricadrà sugli utenti»
Processo Pfas: nell'udienza di ieri in Corte d'assise sono stati sentiti i referenti dei gestori idrici
Processo Pfas: nell'udienza di ieri in Corte d'assise sono stati sentiti i referenti dei gestori idrici
Processo Pfas: nell'udienza di ieri in Corte d'assise sono stati sentiti i referenti dei gestori idrici
Processo Pfas: nell'udienza di ieri in Corte d'assise sono stati sentiti i referenti dei gestori idrici

Se non arriveranno ristori dalla causa in corso, o contributi esterni come ad esempio dallo Stato o dalla Regione, «l'onere di ripianare le spese sostenute e che dovranno sostenere i gestori idrici per far fronte all'emergenza legata alla contaminazione delle acque dai Pfas ricadrà sugli utenti». Lo ha specificato Andrea Chiorboli, direttore generale di Acque del Chiampo, rispondendo ieri a specifica domanda del pm Fietta, nel processo che vede imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.

Anche l'udienza di ieri in Corte d'Assise a Vicenza è stata dedicata alla ricostruzione delle spese sostenute dai gestori idrici dal 2013, quando emerse il maxi inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche delle acque di falda, e quelle che serviranno per mettere in sicurezza pozzi e acquedotti.

Gli avvocati Tonellotto e Merlin, che assieme al collega d'Acquarone assistono Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi costituitesi parti civili, hanno ricostruito un spesa complessiva, solo per Acque del Chiampo e per Alto Vicentino Servizi e Acque Vicentine (che dal 2018 hanno dato vita a Viacqua), di circa 60 milioni.

«Dal 2013 a oggi - ha detto Chiorboli - Acque del Chiampo ha speso quasi 8 milioni per sostituzione periodica delle masse filtranti, analisi di laboratorio e nuove opere, come l'estensione della rete idrica nei comuni di Lonigo e Brendola, il nuovo impianto di filtrazione a carbone attivo granulare dei pozzi "Roggia" a Montorso, il nuovo serbatoio per il potenziamento degli impianti del centro idrico a Canove di Arzignano. Acque del Chiampo ha previsto, inoltre, fino al 2029 un ulteriore esborso di 29 milioni per un totale di 37 milioni di euro».

Dunque, conti alla mano, i 37 milioni di investimento, se spalmati sulle circa 93 mila utenze del gestore, avrebbero un rincaro di circa 25 euro sulla singola bolletta annuale da moltiplicare per i 16 anni di investimenti.

Prima di Chiorboli era stato sentito l'ex dg di Viacqua, Fabio Trolese, che ha stimato, tra costi sostenuti e da sostenere da parte del gestore idrico, investimenti, fino al 2026 per oltre 26 milioni di euro.

Sul banco dei testimoni anche il sindaco di Pojana Maggiore, Paola Fortuna, Anna Moschin e Marco Milan, rispettivamente responsabile di laboratorio e direttore tecnico in Acquevenete, sempre a ricostruire le spese nonché l'aggravio di lavoro per l'emergenza da sostanze perfluoroalchiliche.

«Nell'udienza odierna è emerso - ha dichiarato a margine del processo l'avv. Tonellotto - in particolare quanto la vicenda dell'inquinamento da Pfas abbia determinato conseguenze gravissime. La prospettiva che questi costi vengano riversati sugli utenti è un'ipotesi che acquisirà concretezza definitiva nel solo caso in cui gli imputati e i responsabili civili non dovessero risarcire integralmente il danno».

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