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Il caso

Bunker e divise naziste: a Recoaro si tira dritto. Ma c’è chi fa Resistenza

A Recoaro si tira dritto. Sulla vicenda del bunker di Kesselring nel compendio termale, con le guide museali in divisa nazista che ha fatto indignare l’Anpi del Veneto e costretto il governatore Luca Zaia a cancellare dalla sua pagina Facebook il post che lo pubblicizzava, l’amministrazione comunale recoarese, l’opposizione, il gestore delle terme e il presidente dell’Associazione bunker la pensano più o meno allo stesso modo: «Nessuna apologia, solo storia», dicono. Fa eccezione la sezione locale dell’Anpi che conferma le critiche di quella regionale che condanna in particolare il fatto «che le visite siano fatte da persone vestite in divisa d’epoca della Wehrmacht».
Tiziano Bonato, vice presidente della “Terme di Recoaro spa” che gestisce il compendio e a luglio ha creato questa versione digitale del bunker è categorico: «È una polemica politica. Dalla Regione non abbiamo sentito nessuno in queste ore. Chi non vede le cose in prima persona rischia di sbagliare. Si è ricreata una zona di guerra e i ragazzi in divisa tedesca fanno parte della scenografia. Si tratta di una rievocazione che fa vedere in maniera chiara che la guerra non è un gioco ma un evento drammatico che non va edulcorato. Comunque non siamo né nostalgici né fascisti, nazisti o altro. I ragazzi sono nella zona del bunker e si spostano solo per cambiarsi o andare alla toilette. Spero che l’Anpi venga in visita e possa dare il suo contributo».
L’amministrazione comunale sottolinea: «Alla base di tutto c’è la ricerca storica e culturale, non faziosa. Il bunker è una tappa di un percorso più ampio che conta sul territorio recoarese il Museo della vita del soldato nella Grande Guerra, gli itinerari storici della Grande Guerra, dell’Ortogonale 1-Destra Leogra e quelli legati alle tappe fondamentali della Resistenza». Il sindaco Armando Cunegato fa notare che «chi ha voluto dipingere Recoaro come nuova culla dei nostalgici non si è preso la briga di capire la reale offerta presentata. Come molti esperti in campo turistico potranno confermare, oggi il mercato chiede sempre più un’offerta fatta di esperienze uniche tra le quali rientrano anche le visite guidate con moderni strumenti digitali o figuranti e ricostruzioni storiche. L’intento è immergere il visitatore nella storia, una storia di guerra, di occupazione e di Resistenza. Lungi da noi rievocare episodi riconducibili a fenomeni di apologia». Il consigliere con delega al turismo Paolo Asnicar parla di «accuse strumentali che creano un danno d’immagine al paese». Anche il capogruppo di opposizione della Lega Stefania Pastore ribadisce «che non si sta facendo propaganda, l’intenzione è di far calare il visitatore in quella realtà, far conoscere la storia. Il resto sono polemiche sterili». Enzo Brunialti, presidente dell’Associazione Bunker 1945, conferma l’obiettivo. «Nessuna apologia, siamo consapevoli delle atrocità perché le abbiamo avute anche a Recoaro. Di recente con l’Anpi locale abbiamo organizzato una passeggiata sui luoghi della Resistenza che terminava al bunker. Vogliamo ricordare, non dimenticare. All’inaugurazione del bunker c’erano anche figuranti con divise americane».
Nel frattempo sui social c’è anche chi la pensa diversamente e spuntano “prove di resistenza”: “Andare in gita al bunker di Recoaro vestiti da partigiani” è il titolo dell’iniziativa lanciata su facebook con data e orario: il 30 settembre alle 16. Ieri sera l’evento, che cita il film “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino, aveva già raccolto l’adesione di 49 partecipanti. Un’iniziativa che corre sul filo dell’ironia: se è una semplice boutade o una vera azione di protesta, sarà tutto da vedere.

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Luigi Cristina

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