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Thiene

Soli in stazione e il treno se ne va. Due 14enni disabili trovati sui binari

I ragazzini a Thiene hanno rincorso per un chilometro il convoglio su cui erano bloccati i loro operatori
In stazione a Thiene sono arrivate le pattuglie dei carabinieri per cercare i ragazzini (Foto d'archivio)
In stazione a Thiene sono arrivate le pattuglie dei carabinieri per cercare i ragazzini (Foto d'archivio)
In stazione a Thiene sono arrivate le pattuglie dei carabinieri per cercare i ragazzini (Foto d'archivio)
In stazione a Thiene sono arrivate le pattuglie dei carabinieri per cercare i ragazzini (Foto d'archivio)

Altro che giovani in fuga. Sono stati due ragazzini disabili i protagonisti, loro malgrado, del blocco dei treni avvenuto la scorsa settimana lungo la tratta da Vicenza a Schio. Erano rimasti abbandonati a loro stessi, mentre gli educatori erano bloccati sul convoglio, e hanno camminato per un chilometro lungo i binari, alla disperata rincorsa del treno, prima di essere trovati e messi in salvo. È una vicenda che poteva avere conseguenze ben più gravi quella avvenuta fra Thiene e Villaverla, lungo la ferrovia, che aveva scatenato le ire dei pendolari, il cui treno regionale era rimasto fermo alla stazione di Dueville perché c’erano persone sui binari.

Il treno è ripartito senza i due 14enni

A raccontare la disavventura - che inizialmente era stata ricostruita in maniera ben diversa - è la mamma di uno dei due ragazzini, di 14 anni, che sono seguiti da un’associazione di volontariato che li tutela e li accompagna anche in percorsi di autonomia. «Quel giorno il progetto prevedeva che i ragazzi imparassero a prendere un treno, comprandosi il biglietto. Erano accompagnati dagli educatori», riferisce la madre. La tratta era quella fra Schio e Thiene, e giunti a destinazione suo figlio e l’amico sono scesi con l’operatore. «L’accompagnatore è però stato richiamato all’interno del convoglio, perché c’era una ragazzina del gruppo, in sedia a rotelle, che non riusciva a scendere. In quel momento le porte si sono chiuse e il treno è ripartito».

I ragazzi hanno rincorso il convoglio

Evidentemente, il macchinista non si è accorto; mentre gli operatori hanno cercato invano di far arrestare la marcia, i minorenni sono rimasti a terra, da soli. «Hanno fatto la cosa che più pareva loro giusta, scendere sui binari e rincorrere il treno». I volontari hanno chiamato il 112 e sono scesi alla prima stazione, a Villaverla, e sono tornati subito a Thiene per cercare i due minorenni. «In quel lasso di tempo, un macchinista - prosegue la mamma - ha segnalato la presenza di persone sui binari ed ha bloccato il transito ferroviario. Mi spiace molto per i pendolari, ma sarebbe potuto succedere un incidente».

I ragazzi hanno camminato sui binari per quasi un chilometro. Sono stati trovati dai carabinieri; uno stava cercando di tornare indietro, l’altro era seduto lontano dalla ferrovia. Accompagnati in caserma, li hanno raggiunti gli operatori. Poi sono arrivati anche i genitori, spaventati quasi quanto i figli. 

L'appello della madre

«Questo è quello che è successo, e per fortuna tutti stanno bene; non è vero che i ragazzi sono scappati, hanno cercato di raggiungere gli operatori - continua la mamma -. Progetti come quello dell’associazione per i nostri figli sono rarissimi ma indispensabili per fornire loro possibilità e strumenti per tentare di raggiungere un buon grado di autonomia. Oggi i percorsi per ragazzi disabili sono demandati alla sola iniziativa di associazioni di volontariato; le ultime proposte della sanità pubblica risalgono a prima del Covid e noi famiglie ci sentiamo abbandonate. Garantire un futuro dignitoso a tutti non è più scontato, a maggior ragione non lo è per persone con disabilità; e dovrebbe invece essere un obiettivo comune. Purtroppo quello che per la gran parte delle famiglie è la normalità, per noi e i nostri ragazzi è invece motivo di paura, fatica, discussione, ostacoli enormi. Quando si riesce a raggiungere un obiettivo seppur piccolo come prendere un treno è occasione di gioia e orgoglio. È per questo che i nostri figli ricordano con angoscia quell’ora passata da soli, sui binari».

Diego Neri e Anna Rossi

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