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Piovene Rocchette

«Reagirono allo sfratto»: a processo 21 venetisti

La lotta venetista allo sfratto imposto dallo Stato porta a processo 21 persone. È in corso, davanti al giudice Pezzoli, che lo ha recentemente rinviato al 19 maggio prossimo, il pubblico dibattimento a carico di appartenenti o simpatizzanti del Comitato liberazione nazionale, che devono rispondere a vario titolo di resistenza a pubblico ufficiale, invasione di edifici e anche (due di loro) di avere fatto volare senza autorizzazione un drone per riprendere il movimentato episodio avvenuto in via Levà a Piovene il 20 marzo di quattro anni fa. 

In aula ci sono volti più o meno noti del movimentato venetista. Si tratta di Denis, Loris e Silvia Spezzapria, rispettivamente di 52, 57 e 43 anni, i primi due di Piovene, la terza di Lastebasse; Erica Scandian, 48, di Malo; Pietro Cervo, 51, di Piovene; la storica leader Patrizia Badii, 58, di Verona; Diego Gottardi, 41, di Castelnuovo del Garda; Gianluca Fraccaroli, 49, di Bussolengo; Luigi Vedovelli, 57, di Torri del Benaco; Isacco Favaro, 48, di Riese Pio X; Giancarlo Borsoi, 61, di San Vendemiano; Piergiorgio Signorato, 47, di Farra di Soligo; Mario Positello, 59, di Farra di Soligo; Massimo Bortolazzi, 58, di Verona; Gianluigi Moratti, 54, di Caprino Veronese; Manolo Pozzo, 48, di Castelnuovo del Garda; Mattia Barbirato, 47, di Masi; Giuliano Zanin, 73, di Malo; Manuel Aldegheri, 49, di Badia Calavena, e Silvano Viero, 63, di San Vendemiano. La posizione di Attilio Cleofi, 66, di Marano, è stata stralciata. Gli imputati sono difesi dagli avv. Stefano Marchesini, Elena Peron, Cesare Tapparo e Andrea Balbo. 

Era accaduto che i fratelli Spezzapria avessero perso l’abitazione in seguito al fallimento dell’impresa tessile di famiglia “Esseci Filati srl” nel 2005. La casa era stata affidata all’Istituto vendite giudiziarie di Vicenza, nominato custode dal giudice dell’esecuzione nel 2012. Quando poliziotti e carabinieri erano intervenuti con l’ufficiale giudiziario per immettere nel possesso l’Istituto vendite giudiziarie, avevano trovato ad accoglierli una quarantina di venetisti appartenenti al Clnv. Alcuni erano arrivati il giorno prima e avevano approntato delle misure difensive passive considerate illegali dal magistrato, come transenne legate con il filo di ferro, lucchetti al cancello, grate di ferro. All’arrivo delle forze dell’ordine erano volate parole grosse, c’erano state scintille ed erano stati utilizzati i manganelli. Gli agenti erano stati costretti a omettere l’atto d’ufficio; i manifestanti erano stati poi identificati e denunciati dalla Digos, ed ora dovranno difendersi. Va detto che lo sgombero dell’edificio era avvenuto sei mesi dopo, quando le forze dell’ordine non trovarono nessuno in via Levà ad apporsi all’iniziativa. 

 

Diego Neri

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