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MONTECCHIO MAGGIORE

Il tribunale gli stralcia 300 mila euro di debito

Il maxi indebitamento era stato provocato dal cugino. La vicenda, iniziata 20 anni fa, ora è stata chiusa grazie alla sentenza
La decisione disposta da una sentenza del tribunale civile del tribunale di Borgo Berga
La decisione disposta da una sentenza del tribunale civile del tribunale di Borgo Berga
La decisione disposta da una sentenza del tribunale civile del tribunale di Borgo Berga
La decisione disposta da una sentenza del tribunale civile del tribunale di Borgo Berga

Indebitato a causa di un suo cugino per una somma di 303 mila euro; un 54enne di Montecchio Maggiore - rivoltosi ai consulenti dello studio Legge3.it -, nei giorni scorsi, è stato liberato dal maxi debito grazie a una sentenza della prima sezione civile - procedure concorsuali - del tribunale. I consulenti ai quali si era rivolto il vicentino sono infatti riusciti a ottenere dal tribunale - con la sentenza pronunciata dal collegio presieduto dal giudice Giuseppe Limitone - lo stralcio del debito a fronte di un piano di rientro triennale in base al quale il 54enne pagherà 400 euro al mese e mettendo a disposizione anche un terreno di sua proprietà.

Un vero e proprio incubo

L’incubo, in un certo senso, era iniziato già nei primi anni 2000 quando il vicentino si era lasciato convincere dal cugino, che all’epoca operava nella finanza, a investire quasi tutto quello che aveva, circa 120 mila euro. Denaro che, però, di fatto, non fu mai versato dal parente. Poco tempo dopo, un altro parente, che doveva sposarsi, chiese al castellano un prestito per poter sostenere le spese della casa, ma dopo appena un anno smise di restituirgli il denaro. A questo si aggiunsero poi la perdita dell’intero capitale investito e un calo sensibile della mole del lavoro e, quindi, delle entrate.

L’imprenditore iniziò a faticare a pagare le rate dei finanziamenti

Nel 2014, anche nel tentativo di riappacificazione familiare, l’uomo e il cugino, lo stesso che lo aveva convinto all’investimento pochi anni prima, aprono un’attività insieme, intestandola al primo, mentre il cugino seguiva la contabilità. Ma il parente, recidivo, non versò le imposte e non pagò i fornitori. Dopo poco tempo, infatti, iniziarono ad arrivare cartelle esattoriali dall’Agenzia delle entrate e richieste dai vari creditori. Cartelle che portavano tutte il nome del 54enne il cui monte debiti crebbe così a dismisura. Da qui la richiesta di intervento allo studio Legge3.it e la seguente causa che ha portato alla sentenza.

La sentenza

«Spesso il legame di sangue viene visto come una garanzia di competenza, e se non si hanno gli strumenti giusti per valutare la situazione si finisce per fiutare il pericolo quando ormai è troppo tardi. Auguro a quest’uomo tutta la fortuna e la serenità che gli sono mancati in questi anni», commenta Giamario Bertollo, fondatore dello studio di consulenza.

Matteo Bernardini

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