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Lavori al bar Enal
Blitz delle Belle Arti
nella villa del ’500

I gestori del bar Enal con il fascicolo riguardante i lavori fatti nella villa del ’500, ex municipio.ARMENI
I gestori del bar Enal con il fascicolo riguardante i lavori fatti nella villa del ’500, ex municipio.ARMENI
I gestori del bar Enal con il fascicolo riguardante i lavori fatti nella villa del ’500, ex municipio.ARMENI
I gestori del bar Enal con il fascicolo riguardante i lavori fatti nella villa del ’500, ex municipio.ARMENI

Una parete di mattoni a vivo, laddove prima c'era sì un affresco, ma anche tanta umidità e intonaco fatiscente che perdeva, letteralmente, i pezzi.

Ancora, due nicchie dove fino a qualche decennio fa erano alloggiate le casse del cinema locale ( perché si, in piazza Bruno Viola si trovavano dopolavoro e centro ricreativo) e persino una targa storica dei carabinieri, datata probabilmente anni Venti.

Cimeli venuti alla luce all'interno del bar Enal, al piano terra dell’ex municipio, in seguito ai lavori di miglioria e ammodernamento eseguiti dai gestori dell'esercizio, Andrea e Giada Carraro.

Lavori apparentemente di routine, la sostituzione del bancone del bar, la messa in sicurezza dell'impianto elettrico, la pulizia e il ripristino dei muri, che hanno però, nei giorni scorsi, scatenato un vespaio di polemiche trattandosi di interventi in un edificio cinquecentesco.

Tanto che, a sorpresa, giovedì mattina nel locale si sono presentati i funzionari della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Verona, accompagnati dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia.

Assieme al sindaco di Caldogno Nicola Ferronato e agli assessori Paola De Franceschi e Roberto Pesavento, i tecnici hanno effettuato una visita lampo al bar e all’edificio del ’500, per poi spostarsi nella più celebre villa Caldogno.

Scopo della missione stabilire se davvero sia stata compiuta qualche irregolarità nei lavori costati già migliaia di euro ai giovani gestori dell'esercizio.

Era insomma necessaria qualche autorizzazione da parte della Soprintendenza o quanto meno del Comune prima di azionare il trapano sulle storiche pareti?

«Dal nostro punto di vista no o perlomeno non ne eravamo al corrente – spiegano i fratelli Andrea e Giada – prima di chiudere per i lavori, all'inizio di luglio, il 26 giugno abbiamo mandato un fax in Comune informando dell'avvio degli interventi e nulla ci è stato detto riguardo permessi e cose simili».

Nessun dubbio dunque sulla buona fede dei gestori: «L'intonaco si staccava, era pericoloso per i clienti, andava sistemato e comunque non abbiamo fatto altro che scoprire il muro originario, quello che c'era era un affresco di un artista giapponese ma realizzato pochi anni fa, non certo un'opera d'arte storica». Per il sindaco Nicola Ferronato però, che inizialmente si era schierato a totale difesa degli esercenti, «non si è trattato solo di sostituire un bancone, come sembrava e come verbalmente avevo pure approvato. Hanno mandato una nota in segreteria ma poi non hanno atteso una risposta e hanno cominciato i lavori».

Nessun problema invece per quanto riguarda l'opera d'arte “eliminata”: «Non aveva valore storico», conferma il primo cittadino. Il quale resta in attesa ora di eventuali disposizioni da parte della Soprintendenza che non avrebbe rilasciato alcun verbale al termine dell'ispezione. L'ente di tutela, contattato telefonicamente ieri pomeriggio, potrebbe fornire qualche elemento in più lunedì, al rientro della funzionaria incaricata del caso.

Giulia Armeni

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