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Altopiano

Lo skidome a Kaberlaba divide. «No a un impianto da sci al coperto»

Legambiente e Cai bocciano la proposta. «Non è sostenibile, né sul piano ecologico né su quello economico»
Studio di fattibilità: si sta creando un comitato tecnico-scientifico per elaborare un’ipotesi progettuale
Studio di fattibilità: si sta creando un comitato tecnico-scientifico per elaborare un’ipotesi progettuale
Studio di fattibilità: si sta creando un comitato tecnico-scientifico per elaborare un’ipotesi progettuale
Studio di fattibilità: si sta creando un comitato tecnico-scientifico per elaborare un’ipotesi progettuale

Skidome al Kaberlaba di Asiago, sogno irrealizzabile, possibilità importante per il territorio oppure ecomostro con un forte impatto negativo sull'ambiente. La proposta di costruire un impianto da sci al coperto, utilizzabile tutti i mesi dell'anno sia per diletto sia soprattutto come campo da allenamento per gli atleti dello sci, emersa durante la celebrazione dei 90 anni della Scuola sci Asiago, ha diviso l'opinione pubblica tra chi lo considera un valore aggiunto per l'immagine e il richiamo turistico dell'Altopiano e chi invece ritiene che i costanti investimenti sullo sci siano anacronistici, considerando il cambiamento dei trend turistici, nonché dannosi al ricco patrimonio ambientale altopianese.

Il no di Legambiente Altopiano

L'idea è stata accolta con un convinto no da parte di Legambiente Altopiano. «Decisamente pollice verso - commenta la responsabile del Circolo Legambiente Altopiano 7 Comuni, Beppa Rigoni -. Già con il nostro dossier "Nevediversa" sottolineiamo come l'Italia è già tra i Paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale; una pratica comunque non sostenibile che fa male all'ambiente ed è uno sperpero di soldi pubblici. Contemporaneamente nel nostro Paese sono 249 gli impianti dismessi, 138 temporaneamente chiusi e 181 mantenuti aperti con forti iniezioni di denaro pubblico. Segno che forse lo sci non è più sostenibile, economicamente ed ecologicamente; la neve è sempre più rara e quella programmata è sempre più costosa. Questo d'inverno. Pensiamo conclude la responsabile di Legambiente altopianese - se si realizzasse un impianto aperto anche d'estate».

Anche il Cai critico

Già da tempo anche il Cai esprime dubbi sugli investimenti sullo sci. «Ci sono domande sull'effettiva razionalità di tali investimenti in relazione alle reali prospettive dell'economia sciistica, all'evoluzione dei redditi locali, al ritorno finanziario e alle conseguenze ambientali - sottolineano dalla commissione centrale tutela ambiente montano -. Inoltre, è necessario chiedersi se le somme da investire, quasi sempre con partecipazione pubblico, non produrrebbero uguali o maggiori benefici per le comunità locali se impiegate in attività diverse. Infine il numero complessivo di italiani praticanti attività sportiva invernale in montagna è aumentato del 16%; buona parte di questo aumento è data da chi pratica sport non legati alle piste che oggi rappresentano il 30% del totale di chi frequenta la montagna invernale».

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Ma Arduini rilancia

Il direttore della Scuola sci Asiago Carlo Arduini, che aveva lanciato la proposta, con pieno appoggio del mondo sci non solo altopianese ma anche regionale, difende l'idea sottolineando come «l'impatto ambientale di fatto non esiste. Nel sito c'è attualmente in funzione una cava di marmo che necessiterà di ricomposizione. Lo skidome rientrerebbe in questa ricomposizione con una struttura praticamente impercettibile sia per la sua collocazione sia per l'utilizzo di tecniche costruttive che sanno mascherare l'impianto. Non sarà quindi un capannone ma una struttura inserita nel contesto. Anche per il consumo energetico le nuove tecnologie abbasserebbero di molto la richiesta di energia che potrebbe essere autoprodotta con impianti di energia rinnovabile. Il "problema" è piuttosto l'investimento oneroso iniziale, poi con la richiesta che ci sarebbe, l'impianto si manterrà autonomamente con gli introiti delle squadre che utilizzerebbero lo skidome».

Gerardo Rigoni

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