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Il caso

Kit per il suicidio online: arrestato il venditore. Le parole del papà del 18enne bassanese Matteo Cecconi

Il sospettato è un canadese di 57 anni. I pacchi inviati in 40 Paesi, tra cui l'Italia.

Kenneth Law, il 57enne canadese di Mississauga, città nei pressi di Toronto, al centro di un'indagine internazionale, è stato arrestato dalla polizia. Law, a quanto riferiscono media canadesi e britannici avrebbe negato le accuse mosse contro di lui. Law, dichiaratosi ingegnere, con un passato come chef in un noto hotel di Toronto, per gestire le sue attività di vendita online utilizzava la piattaforma della società canadese Shopify, che avrebbe dichiarato di «aver immediatamente esaminato il caso e di aver chiuso tutti i negozi associati a Kenneth Law» una volta riscontrata una potenziale violazione della policy aziendale. In alcuni siti riconducibili a Law si vedono foto di buste contenenti nitrito di sodio con una purezza superiore al 99%, ed etichette recanti la scritta "commestibile". L'accusa mossa attualmente all'arrestato è di aver "favorito" il suicidio di due persone a Mississauga, ma gli investigatori, sempre secondo quanto riportato dai media canadesi, affermano che stanno esaminando quasi 1.200 pacchi presumibilmente inviati in 40 Paesi in tutto il mondo. E qui la vicenda di Law si lega con l'Italia.

Una vittima in Valsugana

È dell'aprile scorso la notizia del suicidio di una 63enne di Borgo Valsugana con il nitrito di sodio acquistato online da uno dei siti di Law. La donna sarebbe una dei nove acquirenti italiani di kit per il suicidio reperiti sui siti canadesi. La morte della donna richiama alla memoria drammaticamente la storia di Matteo Cecconi, di Bassano, morto nello stesso modo durante una lezione in dad. La polizia canadese mette in guardia chiunque riceva merce recante le diciture Imtime Cuisine, AmbuCA, Academic/ACademic, Escape Mode / escMode, and ICemac. L'arrestato è già stato sentito dalla magistratura e sarà nuovamente interrogato la prossima settimana.

Le parole del papà di Matteo Cecconi

Papà e figlio: Alessandro e Matteo Cecconi in una foto diffusa dalla famiglia
Papà e figlio: Alessandro e Matteo Cecconi in una foto diffusa dalla famiglia

«È proprio mentre avanza la richiesta di archiviazione del fascicolo relativo alla morte di mio figlio Matteo, che giunge la notizia dell'arresto, da parte della polizia canadese, di una persona accusata di vendere un kit della morte - sono le parole di Alessandro Cecconi, il papà del 18enne morto suicida due anni fa - le circostanze sono in parte diverse, qui c'è un coinvolgimento diretto nel fornire la sostanza, ma spiace che dopo due anni dalla morte di Matteo e Fabio e di altri sei ragazzi in Italia (e di quanti non ne siamo venuti a conoscenza?) non sia stato possibile unificare le indagini delle diverse procure, collegare le morti in Italia con le cinquanta persone morte nel mondo secondo l'inchiesta di quasi due anni fa del Nyt. Spiace non aver saputo affiancare l'opera delle procure internazionali, non siamo riusciti a trovare questi criminali con "le mani nel sacco". Matteo non torna, qualunque sarà l'esito di queste indagini, il nostro dolore non diminuisce, ma quello che vorremmo è che ad altri ragazzi, ad altre famiglie sia data una possibilità di salvarsi». 

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Francesca Cavedagna

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