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Il caso

Kit del suicidio venduto online, una vittima in Valsugana. Indagini dell'Interpol

La vicenda di una donna di Borgo Valsugana ricorda quella del giovane bassanese Matteo Cecconi. Le vendite online dal Canada al Regno Unito e ora in Italia
Foto d'archivio
Foto d'archivio
Foto d'archivio
Foto d'archivio

Il 4 aprile scorso una donna di 63 anni viene trovata morta in casa a Borgo Valsugana Pergine. Distesa a letto. Accanto a sé un biglietto sul quale ha lasciato un messaggio ai suoi familiari: «Mi dispiace. Sono troppo malata, troppo dolore, non avevo altra scelta, addio». Oltre a queste poche parole, una lettera nella quale la donna spiegava ai parenti come aveva fatto a togliersi la vita. Di qui le indagini dell'Interpol, partite dalle foto consegnate dai carabinieri di Borgo. La procura di Trento ha aperto un'indagine per istigazione al suicidio. La Direzione centrale della polizia criminale, infatti, aveva scoperto che il nome della donna compariva nell'elenco dei clienti di un canadese, Kenneth Law, già ingegnere aerospaziale, che per due anni aveva gestito siti web ora chiusi, in cui si vendevano sostanze per togliersi la vita.

Due anni fa la tragedia di Matteo Cecconi

La triste vicenda della donna della Valsugana ricorda la tragedia del giovanissimo bassanese Matteo Cecconi che nell'aprile di due anni fa si tolse la vita propri con il nitrito di sodio. Il diciottenne studente dell'Itis Fermi era morto mentre, solo in casa, seguiva le lezioni in didattica a distanza e mentre ingeriva la sostanza letale era connesso con un sito web ora oscurato al quale erano connessi anche altri dieci utenti. Nel caso di Matteo si profila ora l'archiviazione delle indagini svolte sin qui per istigazione al suicidio. Anche il New York Times si era occupato della vicenda bassanese. Online, nei siti gestiti da Law era possibile acquistare tutto il kit necessario: mascherine e nitrito di sodio.

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Le vendite online dal Canada al Regno Unito e ora in Italia

La vicenda, partita dal continente nordamericano, ha toccato il Regno Unito approdando ora in Italia. Nel nostro Paese, infatti, i kit venduti dal canadese risultano essere già stati acquistati da nove persone e tra esse appunto la 63enne di Borgo. Adesso questure e comandi dell'Arma dei carabinieri stanno tentando di rintracciare gli altri otto acquirenti presenti sulla lista prima che sia troppo tardi. Il nitrito di sodio è un prodotto apparentemente innocuo. Viene infatti impiegato nell'industria alimentare come colorante. Facile da acquistare, pochi grammi di questa sostanza del tutto insapore e incolore, diluita in acqua diventano letali.

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Il Times di Londra di recente aveva riportato le parole di Kenneth Law in una farmacia dell'Ontario, dove vive, in cui riferiva di aver iniziato a vendere questa sostanza dopo aver vissuto l'esperienza della sofferenza della madre colpita da ictus, vantandosi di aver venduto i suoi prodotti in tutto il mondo, a centinaia nel Regno Unito. Il canadese si era difeso parlando con il suo interlocutore dicendo che lui non stava assistendo nessuno nel suicidio, erano le persone che liberamente decidevano di acquistare quei prodotti, a farlo. La vicenda che vede coinvolto Law era iniziata due anni fa. Sulla confezione di nitrito di sodio trovata accanto al corpo di un 22enne studente di filosofia trovato morto in un hotel a Londra, c'era infatti il suo nome. E un sito di Law compariva anche nel rapporto di un medico legale che si era occupato della morte di una ragazza di 23 anni nel Surrey. Adesso le indagini dell'Interpol toccano l'Italia con il caso di Borgo Valsugana.

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