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L'esploratore bassanese

Farronato, impresa compiuta sul ghiacciaio più grande d’Europa

In team con Ragazzi e Fantoli hanno percorso 160 chilometri a piedi in Islanda, trainando le slitte artiche sotto continue nevicate
Il team Stefano Farronato, Roberto Fantoli e Roberto Ragazzi al termine dell’impresa islandese
Il team Stefano Farronato, Roberto Fantoli e Roberto Ragazzi al termine dell’impresa islandese
Il team Stefano Farronato, Roberto Fantoli e Roberto Ragazzi al termine dell’impresa islandese
Il team Stefano Farronato, Roberto Fantoli e Roberto Ragazzi al termine dell’impresa islandese

Stefano Farronato ha conquistato il Vatnajokull in Islanda. Il 49enne esploratore bassanese, insieme a due compagni d’avventura, ha concluso la spedizione artica Ferdasky riuscendo ad attraversare integralmente il Vatnajokull, il ghiacciaio islandese più grande d’Europa percorrendo 160 km in 14 giorni trainando con gli sci le pulke, ovvero le slitte artiche, con le tende e tutto l’occorrente per sopravvivere tra i ghiacci a temperature di meno 20 gradi sotto nevicate incessanti e venti impetuosi.

L'esploratore bassanese sul ghiacciaio più grande d'Europa

Il team che ha siglato l’impresa, pensata per sensibilizzare l’opinione pubblica sui mutamenti climatici, era composto da Stefano Farronato, Roberto Ragazzi e Roberto Fantoli. I tre hanno dovuto accelerare la conclusione della missione per evitare la terribile tempesta di neve in arrivo, che ostacolato l’intervento del supporto islandese. Farronato, Ragazzi e Fantoli, sono stati elogiati dalle guide locali per l’audacia della loro impresa compiuta in condizioni meteo costantemente avverse.

L'impresa sul Vatnajokull in Islanda

Il team, partito da Reykjavik il 6 marzo, ha raggiunto il plateau del ghiacciaio, superando sfide non indifferentiper le nevicate continue, la visibilità nulla e il vento tra i 20 e 40 metri al secondo - con raffiche fino a 120 km/hc he hanno imposto una sosta forzata di 36 ore in tenda.

«Il bianco è stato totale per 12 giorni su 14 - ha raccontato Farronato - . Vedevamo appena le punte degli sci – racconta Stefano Farronato - Solo durante i primi due giorni siamo riusciti a vedere il cielo, un incredibile cielo stellato e una meravigliosa aurora boreale. Per il resto del viaggio la visibilità era ridotta a zero. Solo bianco. Il nulla più totale». «Le condizioni erano estreme, abbiamo conquistato faticosamente ogni singolo metro - sottolinea Farronato - . Oltre al problema della visibilità, che rendeva difficile non solo proseguire ma anche seguire il Gps e mantenere l’equilibrio, nevicava di continuo. Ogni notte scendevano dai 40 a 60 cm di neve fresca che ogni mattina dovevamo spalare per uscire dalla tenda. La temperatura media era di meno 20°, ma questa tutto sommato è stata una fortuna perché a meno 5° sudi e, se sudi, ti ghiacci».

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Il racconto: «Limiti fisici e mentali erano messi alla prova»

«La vera impresa - spiega ancora il bassanese - non è stata tanto sportiva, quanto psicologico. Ci siamo allenati per mesi a resistere alla fatica, alle condizioni avverse e alle difficoltà c, ma non eravamo preparati al bianco totale, al silenzio, al nulla per 12 giorni. Lungo quel cammino dove i limiti fisici e mentali erano messi alla prova, mi concentravo proprio su quel bianco e pensavo a come potevo riempirlo, con quali colori. Dipende tutto da noi, la forza sta tutta nella nostra testa».

Rientrato in Italia, il team con Cimberio Spa e con l'Ong Vispe, è in corso il progetto charity “From ice for life”, che mira alla costruzione di un acquedotto in Burundi.

Carlo Barbieri

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