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Tezze sul Brenta

Morto sul lavoro a 25 anni, la famiglia chiede di riaprire le indagini e scrive a Mattarella

Presentata l'istanza per la riapertura dell'indagine: «Per il giudice la caduta è avvenuta per eccesso di sicurezza ma la scala da cui è caduto Andrea Soligo non è più a norma dal 2007»

«I miei figli non hanno più il papà, non possono perdere anche me. Così ho trovato la forza per lottare, per la verità». Giorgia Gatto il 5 gennaio del 2022 ha perso il marito Andrea Soligo. Aveva solo 25 anni, stava lavorando in un cantiere alla Fen di Belvedere di Tezze ed è morto in seguito alla caduta da una scala. «Ci ha salutato per andare al lavoro e non è tornato da sua moglie e dai suoi bambini», le parole della stessa Giorgia.

Il giudice ha archiviato il caso

Il giudice per le indagini preliminari Nicolò Gianesini ha archiviato il caso perché non è stato possibile ricostruire la dinamica della caduta con certezza, sottolineando che «potrebbe essere derivata da un "eccesso di sicurezza"» da parte dell'elettricista di Vedelago. La moglie, con i genitori e il fratello di Andrea, hanno deciso di continuare a lottare. « Non voglio soldi, non voglio che qualcuno finisca in carcere. Voglio solo la verità», ha detto Giorgia, che ha scritto anche una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Parallelamente continua la battaglia legale.

Una lettera a Mattarella per riaprire il caso

Attraverso l'avv. Fabio Capraro, ha chiesto la riapertura del caso. Sono stati forniti elementi nuovi, in particolare una perizia tecnica in cui si afferma che «la scala su cui lavorava Soligo non sarebbe stata a norma». «L'eccesso di sicurezza peraltro non compare mai nelle relazioni dello Spisal», afferma il legale. «Abbiamo chiesto inoltre di assumere i piani di sicurezza». Giorgia, 26 anni, ora è sola con i due bambini di 3 e 5 anni. «Col tempo, percependo la sua mancanza giorno per giorno, hanno iniziato a chiedere spesso del loro papà», afferma. «Andrea con i bambini era meraviglioso ed era un bravo marito. Lotterò finché ho voce». A far male a Giorgia, in particolare, sono le motivazioni dell'archiviazione e il respingimento dell'opposizione. «Nei documenti si dice che non è stato possibile approfondire quanto aveva detto il titolare di Andrea dopo l'incidente. E che nulla è stato verbalizzato per il suo stato emotivo. Ma sarebbe stato fondamentale per ricostruire i fatti. Com'è possibile? Mio marito è morto e nessuno ha preso in considerazione le parole del suo titolare perché era emotivamente provato?».

La scala «dal 2007 era fuori norma»

Ora ruoterà tutto, o quasi, attorno alla scala, la possibilità di vedere riaperta l'inchiesta sulla morte di Andrea Soligo, che il 5 gennaio del 2021 stava lavorando in un cantiere ed era salito su una scala per raggiungere una botola sul soffitto a un'altezza di oltre tre metri. Da lì è caduto, trovando la morte. L'avvocato Capraro chiede che il procedimento venga riaperto sulla base della perizia dell'ingegnere Marco Festa. «Quel tipo di scala a pioli non può più essere utilizzata dal 2007. La normativa stabilisce esattamente il tipo, e non era quella su cui stava lavorando Andrea», afferma l'avvocato. Inoltre lo Spisal spiega nella sua relazione: «il datore di lavoro ha l'obbligo di vigilare e di fatto stava coadiuvando Andrea nei lavori, cosciente tra l'altro che doveva salire nel sottotetto attraverso la botola e necessitava di una scala». Altro tema posto da Capraro riguarda i piani di sicurezza: «Nei fascicoli non c'erano ne quello coordinato, necessario quando nello stesso cantiere operano più ditte, ne quello dell'azienda per cui lavorava Andrea. Perché?».

Federico Cipolla

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