Un appello alla pace, alla fraternità, alla cura reciproca, e anche al rispetto e alla protezione del creato, è salito stamani dal Sacrario militare del Monte Grappa questa mattina, durante la messa per i caduti di tutte le guerre, presieduta dal vescovo di Treviso,
mons. Michele Tomasi. Si è rinnovato così il tradizionale pellegrinaggio a Cima Grappa per commemorare i caduti, in occasione dell’anniversario dell’inaugurazione del sacello dedicato alla Madonna. Un appello a «diventare, insieme, segni e strumenti di pace», che il Vescovo Tomasi, durante l’omelia, ha rivolto anche in tedesco, in un luogo dove riposano insieme quasi 23.000 soldati italiani e austroungarici caduti in quel territorio durante la Prima guerra mondiale.
«Quanta generosa o rassegnata abnegazione - ha sottolineato Tomasi - in generazioni intere, uccise in lotte insensate tra popoli, in nome di aspirazioni in fondo vane di potenza, o che si sono ribellate di fronte a poteri e regimi che hanno negato la dignità della persona umana. E quale e quanta responsabilità, da parte di tutti coloro che hanno mandato a morire questi caduti. Ci è stato dato un secolo quasi di pace, tanto che avevamo quasi dimenticato il dolore provocato dall’assurdità della guerra, tornata invece a insanguinare anche l’Europa. Ci è stato dato un benessere figlio di tanto impegno ma anche di condizioni storiche e culturali che sono, anche per noi, puro dono. Ci è stato dato un creato di una bellezza che, contemplata, lascia senza respiro, e che abbiamo messo in pericolo, e che continuiamo a non voler ascoltare e proteggere. Ascoltiamo qui, oggi, il sussurro, il grido, l’appello dei
caduti, dei poveri, dei disprezzati e degli esclusi, del creato».
Alla cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone anche dall'estero, hanno assistito autorità militari e civili, tra cui il ministro Erika Stefani, l’assessore regionale Manuela Lanzarin e molti primi cittadini e amministratori locali.