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Vendetta sui ciliegi, segate 30 piante

Silvio Iseppi con la madre dopo aver scoperto il blitz. GREGOLIN
Silvio Iseppi con la madre dopo aver scoperto il blitz. GREGOLIN
Silvio Iseppi con la madre dopo aver scoperto il blitz. GREGOLIN
Silvio Iseppi con la madre dopo aver scoperto il blitz. GREGOLIN

Strage di ciliegi a Castegnero. Presa di mira l’azienda agricola “Rosa Giacomello”, dove mani ignote hanno segato trenta delle cinquanta giovani piante che Silvio Iseppi, coltivava alle pendici dei Berici, in via Permanigo, vero e proprio tesoro “rosso” per l’intera comunità di Castegnero. Una coltivazione sterminata dalla brutalità di un gesto intimidatorio su cui si cerca di fare luce. Una vendetta trasversale per colpire, forse, l’agricoltore premiato recentemente con la “migliore ciliegia” nella recente festa della “regina rossa dei Berici”. Quello che è stato essere motivo di prestigio, per Silvio, oggi si è trasformato in «rammarico e pianto». Sì, perché Silvio davanti all’immagine della sua coltivazione devastata ha solo le lacrime come consolazione. «Non mi era mai successo prima –spiega l’agricoltore- e mai avrei pensato che si potesse giungere a tanto. Cos’ho fatto di male? Che colpa hanno le mie giovani piante? Chi è stato, resta solo un vigliacco!».

Gelosia e invidia potrebbero essere il detonatore di tanta furia che si è accanita sabato notte contro le piante di ciliegio, varietà “bigarreau”. «Opera di una mano esperta -ammonisce l’agricoltore-, solo uno che conosce bene i ciliegi, sa che tagliando sotto l’innesto non si lascia scampo alla pianta». Così è stato, con un intervento “chirugico” che equivale alla fine della coltivazione: «Hanno voluto colpire me – spiega Iseppi-, come la memoria dei miei avi, che qui hanno versato sangue e sudore per mantenere un’agricoltura di qualità. Se mio padre vedesse ciò che è capitato qua, ci resterebbe sul colpo. Mentre mia mamma Rosa ha pianto tutto il giorno!». «Credo che la ragione di tanta rabbia –aggiunge il coltivatore-, debba farsi risalire al recente premio di qualità e al fatto che io non sono allineato con la cooperativa cui fanno capo i maggiori produttori locali. Ma il vero detonatore, deve essere stata la copertina che mi ha attribuito un mensile locale!». Una visibilità che avrebbe quindi urtato contro interessi di categoria? «Non era mai accaduto un fatto del genere», commenta l’assessore di Castegnero, Chiara Miolo. «Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse e gli interessi verso il nostro prodotto, ma mai da far pensare ad una faida interna agli agricoltori stessi». Iseppi è uno fuori dal coro o meglio, dalla cooperativa di produttori che gestisce il mercato interno della ciliegia di Castegnero. Lui con un’altra decina di coltivatori ha deciso di fare da sé, con la passione che lo contraddistingue e lo spinge a mantenere con ogni mezzo e sforzo i terreni che diversamente diventerebbero selvaggi. Da qualche anno infatti, ha deciso di ampliare la coltivazione della ciliegia, seguendo un’evoluzione locale delle produzioni che negli anni qui si sono alternate: «Come molte aziende indigene – spiega Iseppi- siamo passati dal vigneto, all’erba medica e oggi al ciliegeto». In questo si spiega la fortuna e sfortuna di un imprenditore agricolo, dall’animo di uomo d’altri tempi: «Per me la terra è la mia casa, ed è per questo che oggi mi sento colpito al cuore». E lo si vede. S’interrompe spesso nei discorsi guardando quelle piante avvizzite a terra che dovevano portare frutto già l’anno venturo: «Le ho difese in ogni modo dai caprioli, recintandole. Dai cambiamenti climatici, ma purtroppo non sono riuscito a difenderli da chi probabilmente è del mio stesso paese». Il rammarico si tocca al punto da fargli dire: «I tanti che in queste ore sono venuti qui a dirmi “Non mollare. Tieni duro!”, rispondo che sono in guerra. Fatico a combattere contro l’ignoranza. L’invidia è una brutta bestia». L’agricoltore ora sporgerà denuncia contro ignoti, ma per lui non ci sono dubbi: «Chi mi ha fatto questo, è qui tra noi». Nelle settimane scorse c’erano già stati antefatti premonitori, con cartelli aziendali fatti sparire.

Antonio Gregolin

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