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LONIGO

«Ridate a Rebellin la medaglia». Il caso approda in Regione

I consiglieri regionali Maino e Zecchinato chiedono un impegno per far restituire l’argento di Pechino
Il campione Davide Rebellin, morto nel 2022, dopo un successo
Il campione Davide Rebellin, morto nel 2022, dopo un successo
Il campione Davide Rebellin, morto nel 2022, dopo un successo
Il campione Davide Rebellin, morto nel 2022, dopo un successo

La giunta regionale si deve impegnare per restituire alla famiglia di Davide Rebellin la medaglia d’argento conquistata dal campione leoniceno nelle olimpiadi di Pechino 2008 e successivamente ritirata a seguito di una complessa vicenda giudiziaria legata al doping. È la richiesta formulata dai consiglieri regionali Silvia Maino e Marco Zecchinato con una mozione depositata in consiglio regionale. 

Restituire anche la dignità

«A Davide Rebellin deve essere restituita la dignità di atleta e di uomo - si legge nel documento -. Da lui il ciclismo mondiale ha avuto tanto e, per noi veneti e vicentini in particolare, è stato una bandiera di lealtà, sportività e correttezza. Per tale motivo abbiamo chiesto che la giunta regionale del Veneto si impegni, per quanto possibile, ad attivarsi per far sì che la medaglia torni nella bacheca dei trofei conquistati dal nostro campione nel corso della sua straordinaria carriera di ciclista».

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L'iniziativa regionale

A rendere toccante l’iniziativa dei due rappresentanti regionali è la drammatica sorte toccata a Davide Rebellin, travolto e ucciso da un autoarticolato il 30 novembre del 2022 mentre transitava in bici nei pressi della Padana di Montebello durante un allenamento. Una fine assurda, capitata a un ciclista in attività agonistica da oltre trent’anni e quindi esperto come pochi al mondo in bicicletta. Il dolore dei famigliari per la scomparsa del loro caro potrebbe essere almeno in parte lenito dal riconoscimento della sua lealtà sportiva con la restituzione della medaglia olimpica, non riconsegnata nonostante nel 2015 la vicenda si sia conclusa con l’assoluzione in quanto “il fatto non sussiste”.

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Secondo ai Giochi di Pechino

Il 9 agosto 2008 Davide Rebellin arrivò secondo nella corsa in linea dell’Olimpiade cinese cedendo in volata allo spagnolo Samuel Sanchez. Un successo ottenuto all’età di 37 anni che mandò in visibilio gli appassionati di ciclismo italiani e in particolare i supporter leoniceni che seguivano la sua carriera fin dagli esordi. La soddisfazione fu però di breve durata, perché nell’aprile 2009 nuove analisi compiute su campioni di sangue prelevati durante i Giochi e poi congelati risultarono positive al Cera, sostanza a lento rilascio dell’Epo, uno stimolatore nella produzione di globuli rossi. Nel novembre dello stesso anno il Comitato olimpico internazionale revocò l’argento olimpico e ordinò la restituzione della medaglia.

La difesa di Davide

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Rebellin impugnò la sentenza, appellandosi delle anomalie compiute nelle procedure del Cio, e nel 2015, dopo che il tribunale arbitrale dello sport aveva in un primo momento confermato la prima sentenza dell’autorità sportiva internazionale, il ciclista venne assolto e completamente scagionato. Una vittoria solo giudiziaria, che potrà essere completata solo quando la medaglia d’argento tornerà nelle mani dei famigliari di Davide.

«Quella di Rebellin - affermano i firmatari della mozione - è stata una carriera esemplare che l’ha reso uno dei ciclisti più longevi e vincenti del ciclismo nazionale. Visto che è stato assolto, è giusto che quanto prima si provveda alla restituzione della medaglia olimpica».

Lino Zonin

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