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Vicenza

Superbonus 110: la truffa delle caparre. Tre indagati

Lavori di ristrutturazione (Archivio)
Lavori di ristrutturazione (Archivio)
Lavori di ristrutturazione (Archivio)
Lavori di ristrutturazione (Archivio)

Avevo aperto un piccolo ufficio, non lontano dalla questura, e si erano fatti pubblicità con il passaparola e attraverso internet. Il loro studio offriva consulenze e un accompagnamento costante, così recitava lo slogan, per godere del superbonus 110 per cento nel settore edilizio ristrutturando casa senza spendere grandi cifre. In realtà, quella messa in piedi da tre calabresi sarebbe stata una truffa, nella quale sono caduti in diversi. Anche perché le vittime non avevano realizzato che non occorre, per avere diritto allo sgravio, pagare alcuna caparra, come gli indagati invece sollecitavano. Per questo, sono finiti nei guai Roberto Agliuzzi, 46 anni, Gian Marco Vibona, 52, e Lucio Occhieda, 39, tutti residenti in provincia di Reggio Calabria. Sarebbero almeno quattro o cinque le persone che si sono rivolte alle forze dell'ordine per segnalare il comportamento scorretto tenuto dai tre, ma le vittime potrebbero essere anche più numerose. I fatti contestati sarebbero avvenuti nel corso dell'estate. Nella primavera 2021 i tre si sarebbero fatti pubblicità spiegando che erano i professionisti giusti per sfruttare l'occasione del bonus, che come noto dà l'opportunità di ristrutturare la propria abitazione, o il condominio in cui si vive, dal punto di vista dell'efficienza energetica, con lavori che possono andare dal "cappotto" al rifacimento del tetto, fino alla sostituzione degli impianti di riscaldamento e raffreddamento, con costi che possono essere anticipati direttamente dalle aziende che effettuano i lavori. La burocrazia gioca però nella partita del superbonus edilizio un ruolo fondamentale, perché sono numerosi i documenti da produrre per ottenere il via libera. E in questo senso è fondamentale affidarsi a dei professionisti in grado di gestire l'intero iter, fino alle certificazioni finali. I tre indagati si sarebbero presentati come tali, offrendo la loro competenza soprattutto a calabresi trapiantati a Vicenza o a loro amici e conoscenti. Solo che, dopo avere spiegato loro le modalità per ottenere lo sgravio, e dopo aver magari invitato le presunte vittime in ufficio (il locale è stato aperto e chiuso nel giro di qualche settimana), e dopo aver compiuto un sopralluogo nella loro abitazione per valutare il tipo di lavori, prima di chiedere la prima documentazione avrebbero preteso una caparra, in percentuale sul valore delle opere da eseguire. Chi ha sporto denuncia ha assicurato di avere pagato fra i 500 e i 4-5 mila euro, anche se - ha ammesso - non si era informato in maniera adeguata: sì, perché per questo genere di attività, viste le modalità previste dal governo, una caparra non ha senso. Incassati i soldi, i tre calabresi avrebbero preso tempo, sfruttando le vacanze estive. E, in settembre, non si sarebbero più fatti sentire, come avevano promesso; e, anzi, avrebbero chiuso in fretta e in furia il loro ufficio disattivando i numeri di cellulare. Ai proprietari di casa, che speravano di poter iniziare i lavori - con imprese di "fiducia" del terzetto - già in autunno, è parso chiaro di essere stati ingannati, e hanno sporto denuncia dando il via alle indagini, con la speranza che i tre nominativi che avevano siano autentici, e non si tratti di identità inventate per la frode. 

Diego Neri

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