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Il duplice femminicidio

Lidija uccisa da quattro colpi. Quelle minacce nel 2018: «Vivrai finché voglio io»

Il lavoro degli agenti coordinati dalla procura stabilirà l’esatta dinamica del duplice femminicidio dello scorso mercoledì
Il lavoro degli agenti coordinati dalla procura stabilirà l’esatta dinamica del duplice femminicidio dello scorso mercoledì
Il lavoro degli agenti coordinati dalla procura stabilirà l’esatta dinamica del duplice femminicidio dello scorso mercoledì
Il lavoro degli agenti coordinati dalla procura stabilirà l’esatta dinamica del duplice femminicidio dello scorso mercoledì

Sarebbero stati quattro i colpi di pistola andati a segno tra quelli sparati da Zlatan Vasiljevic per uccidere Lidija Miljkovic mercoledì mattina in via Vigolo. Sarebbero questi i primi risultati dell’autopsia durata oltre 12 ore. La relazione dell’anatomopatologo dell’Università di Padova Giovanni Cecchetto è stata depositata nei giorni scorsi sul tavolo del procuratore capo di Vicenza, Lino Giorgio Bruno e del sostituto Serena Chimichi. I risultati dell’esame autoptico, che ha ovviamente interessato anche Gabriela Serrano, freddata da Vasiljevic con un colpo alla nuca e lo stesso killer, serviranno agli inquirenti per fare piena chiarezza su quanto accaduto. La squadra mobile continua intanto a lavorare su testimoni, immagini dei filmati e contenuti dei telefonini per ricostruire gli ultimi momenti di vita delle vittime e del loro carnefice.

Le minacce Intanto il compagno di Lidija, Daniele Mondello, e la famiglia Miljkovic continuano nella battaglia per dimostrare come l’assassinio di via Vigolo fosse scritto. Ieri, hanno diffuso una chat WhatsApp datata 2018. Vasiljevic, dal pronto soccorso, scriveva all’allora moglie, che qualche ora prima aveva chiamato i parenti per farsi venire a prendere dopo l’ennesimo litigio con pestaggio: «Se non sei morta qui, sarai morta a Lebane (il paese serbo d’origine della coppia, ndr). Te lo giuro», il tenore dei messaggi. «Ricorda che non ho paura di nessuno. Ricorda: la mia vita per la tua», proseguiva la chat che poi, andava oltre: «Vivrai finché te lo permetterò».

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L’ispezione Ieri avrebbe dovuto essere il giorno degli ispettori del ministero della giustizia in tribunale. Già nella domenica, da via Arenula era filtrata la notizia che non sarebbero stati gli ispettori a raggiungere Vicenza, ma i documenti a finire nelle caselle mail dei funzionari ministeriali. L’iter prevede che ieri il ministro della giustizia Marta Cartabia abbia richiesto ufficialmente al capo degli ispettori di acquisire la documentazione relativa ai procedimenti che riguardavano Zlatan Vasiljevic per verificare se qualche inesattezza e imprecisione ci sia stata nel percorso che ha condotto al tragico duplice femminicidio di Miljkovic e Gabriela Serrano da parte di Vasiljevic, che poi si è tolto la vita. A loro volta, gli ispettori inoltreranno una duplice richiesta: al tribunale di Vicenza e alla corte d’appello di Venezia. I magistrati dovranno quindi fare rapporto al guardasigilli riguardo a tre procedimenti: quello civile relativo alla separazione e i due penali. Uno di questi due procedimenti si è concluso e Vasiljevic è stato condannato per maltrattamenti e lesioni personali ma non per l’accusa di violenza sessuale.

Karl Zilliken

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