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La cronaca dell'epoca

La tragedia di parco Querini: un lampo e il boato assordante fecero precipitare nell'incubo

Le tombe degli amici Graziano Dalla Stella e Giuseppe Matteazzi sono una accanto all'altra al cimitero maggiore (Foto COLORFOTO TONIOLO)
Le tombe degli amici Graziano Dalla Stella e Giuseppe Matteazzi sono una accanto all'altra al cimitero maggiore (Foto COLORFOTO TONIOLO)
Le tombe degli amici Graziano Dalla Stella e Giuseppe Matteazzi sono una accanto all'altra al cimitero maggiore (Foto COLORFOTO TONIOLO)
Le tombe degli amici Graziano Dalla Stella e Giuseppe Matteazzi sono una accanto all'altra al cimitero maggiore (Foto COLORFOTO TONIOLO)

Le risate spensierate, poi la pioggia, sempre più forte e il boato. E ancora le urla, le sirene, le invocazioni d’aiuto, il caos. Infine il silenzio, quasi surreale. Tutto avvenne in pochi minuti che però sembrarono interminabili. Per chi era presente la sensazione di trovarsi in un incubo, l’impossibilità di capire che cosa stesse succedendo.
Sono trascorsi 42 anni. Ma quella domenica 27 luglio del 1980 resta un ricordo doloroso e indelebile per tanti vicentini. Una pagina tragica di storia, quella di una giornata che doveva essere di festa e che si è conclusa con la morte di due ragazzi di 19 e 21 anni, colpiti da un fulmine sotto il tempietto neo-classico di parco Querini. 
Volevano solo ripararsi dalla pioggia che li aveva sorpresi all’improvviso mentre giocavano a frisbee e invece hanno trovato la morte. Alcuni dei loro amici, rimasti feriti e sotto choc, avevano parlato, nelle ore successive, di quel lampo improvviso, del boato e poi dei corpi immobili a terra.
Quella domenica alle 16, mentre il parco si svuotava velocemente per l’arrivo del violento rovescio, la compagnia aveva deciso di ripararsi sotto il tempietto sulla sommità della collina. Erano allegri, si stavano divertendo. Uno di loro, appassionato di fotografia, aveva scattato alcune foto agli amici e al parco, scegliendo le inquadrature più suggestive. 
Dopo qualche minuto il dramma. I telefoni cellulari ancora non esistevano: qualcuno corse alla ricerca di una cabina telefonica per dare l’allarme. Quelli che seguirono furono minuti di grande concitazione: arrivarono le ambulanze e la polizia, i pompieri e la polizia locale; fango e pioggia resero difficili i soccorsi, a parco Querini risuonarono solo urla e pianti.
Sotto il tempietto c’erano Graziano Dalla Stella di 21 anni e Giuseppe Matteazzi di 19, due grandi amici che quel giorno trovarono la morte, Patrizia Silvestri e Roberto Cuccarolo di 18, la 17enne Laura Dispotti e i 21enni Antonio Bordin e Diego Carraro. Tutti erano stati trasportati all’ospedale San Bortolo con i sintomi di una forte elettrocuzione. 
Il fulmine era stato probabilmente attirato dalla copertura in rame del tetto circolare del tempietto: aveva colpito il cornicione, provocando il distaccamento di grossi frammenti, ma non aveva avuto la possibilità di scaricarsi a terra. Per questo, in base a quanto era stato ricostruito dopo il dramma, il campo elettrico che si era sprigionato aveva conservato tutta la sua potenza letale. 
Il fulmine era poi, praticamente rimbalzato, andando a finire contro un grosso cedro a pochi metri di distanza e ne aveva danneggiato la punta ed i rampi più alti. 
«C’è stato un lampo abbagliante - aveva raccontato a poche ore dalla tragedia Patrizia Silvestri - poi un gran boato e mi sono ritrovata per terra mentre qualcuno, vicino a me, urlava “il fulmine! il fulmine“».  

Claudia Milani Vicenzi

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