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Il presidente Dolcetta

«I soci arrabbiati
hanno l’interesse
di rilanciare BpVi»

I soci sono preoccupati e arrabbiati. Il mix non è dei più rassicuranti ma Stefano Dolcetta, che oggi alla Perlini di Gambellara, a partire dalle 9, guiderà i lavori dell’assemblea decisiva per il futuro della Banca Popolare di Vicenza mostra tranquillità.

Presidente Dolcetta, non è preoccupato? Qualcuno stima che oggi a Gambellara arriveranno circa diecimila persone...

C’è la giusta dose di preoccupazione che chiamerei responsabilità. So che ci sono tanti soci arrabbiati perché le loro azioni si sono svalutate e i risparmi andati in fumo. Ma so anche che i vicentini ragionano con la testa e non con la pancia.

Ed è convinto che la testa dica di dare fiducia a una banca da cui si sono sentiti traditi?

Mi rendo conto che la situazione è difficile. Ma, sinceramente, non credo che dicendo no alla Spa, all’aumento di capitale e alla Borsa si ottengano risultati positivi.

Il rischio è che l’esasperazione possa portare qualche socio a optare per il «muoia Sansone con tutti i filistei»...

È comprensibile che i soci esternino tutta la rabbia del mondo. Ma quando è ora di decidere la gente sa cosa fare. Qui nel Veneto, in particolare, la gente è razionale. Perché un conto è avere una speranza di recuperare qualcosa, un altro conto è privarmi anche di questa.

Cosa si aspetta dall’assemblea di oggi? Cosa teme e cosa spera?

Come detto, mi aspetto razionalità e quindi una risposta positiva al piano che il management guidato da Francesco Iorio ha approntato. Temo che una minoranza voglia portare avanti un atteggiamento ostruzionistico ma sono certo che saranno tutelati i diritti e gli interessi di tutti gli azionisti.

Tutti i rappresentanti istituzionali, tutte le sigle sindacali e la maggioranza delle associazioni di soci hanno invitato a votare “sì”. Risultato scontato?

Io credo di sì. La stragrande maggioranza è per il “sì”, proprio perché è l’unica opzione che lascia aperta la porta sul futuro.

Organizzare l’assemblea a Gambellara, però, è un po’ come evocare il passato. È il paese di Gianni Zonin, che per la prima volta dopo vent’anni non condurrà i lavori sul palco. Ci ha pensato?

Non è stata certo una provocazione. Semplicemente la Fiera era già occupata e l’altra opzione era una tensostruttura che, in caso di maltempo, avrebbe dato qualche problema. Io ricordavo di come era stata organizzata l’assemblea di Confindustria di Vicenza e Verona alla Perlini di Gambellara e mi è parsa la soluzione ideale. Tutto qui.

L’esito dell’assemblea è fondamentale ma il difficile verrà dopo. Iorio ha detto di avere incontrato 50 soci Oltreoceano, lei ha visto il nuovo presidente della Fondazione Cariverona. A che punto siamo?

Non conoscevo Mazzucco e mi ha fatto un’ottima impressione. Ma non siamo entrati nei dettagli. Adesso hanno nominato un nuovo direttore generale, Giacomo Marino. Ci incontreremo anche con Iorio e sono convinto che qualcosa possa nascere. Ma per ora siamo tutti concentrati sull’assemblea.

Che sarà l’ultima, comunque vada, della Popolare...

I tempi cambiano, il modello cooperativo per certe dimensioni, al di là delle prescrizioni di legge, non funzionava più. E chi vede la Borsa come il male dimentica che, oltre a rendere negoziabile il titolo, contribuirà a rendere la banca più trasparente.

Dalla Borsa passeranno anche le possibili, probabili operazione di aggregazione con altri istituti. È questa la strada?

Credo di sì. Nell’interesse dei soci e del territorio. Ma ci penseremo da domani.

Marino Smiderle

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