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Il conto alla rovescia

Green pass in azienda: una corsa al tampone per 70 mila lavoratori vicentini

Green pass, un problema per 70 mila lavoratori vicentini. Sette giorni: lo sussurrava al telefono 19 anni fa anni una voce misteriosa nel film horror “The ring”; dopo aver visto un video, quello era il lasso di tempo prima che si compisse una maledizione. Tra una settimana, il 15 ottobre, scatterà invece l’obbligo di presentare la certificazione verde anche per andare a lavorare, sia nel settore privato, sia nel pubblico. E si spera che gli esiti siano diversi da quelli della pellicola. 

Numeri e privacy. Questione di vaccino. Chi non può o non vuole farlo non può accedere automaticamente al green pass e, al netto di chi si trova nel periodo di copertura post-guarigione, dovrà ricorrere al tampone rapido per ottenere la certificazione necessaria a entrare al lavoro. Quanti sono? Qui, invece, la questione è di privacy. Difficile, anzi, impossibile avere una stima dalle categorie economiche, non fosse altro perché è impossibile per i datori di lavoro indagare circa la condizione dei loro dipendenti. E allora come fare per capire di quali cifre stiamo parlando? È necessario armarsi di dati e pazienza.

I non vaccinati. Il primo passo è quello di accedere ai report delle due Ulss vicentine per capire, a ieri, quale sia lo stato della popolazione vaccinata, circoscrivendo il più possibile all’età lavorativa. Quindi, per evitare di gettare nel calderone dei numeri anche i dodicenni, il primo scaglione è quello che comprende i ragazzi di età compresa tra i 20 e 29 anni e così via, di dieci anni in dieci anni fino a arrivare a chi di anni ne ha tra i 60 e i 69. Ebbene, nel complesso del Vicentino si tratta di poco più di 550 mila individui. Tra di loro, i non vaccinati sono 96.500, una percentuale pari al 17,5 per cento. Se si va a scandagliare i territori delle due Ulss, si scopre come quello dell’Ulss 7 presenti una percentuale maggiore di non vaccinati (20,5 per cento in questa fascia d’età, 48 mila su 232 mila) contro il 15,2 per cento di Ulss 8 (48.400 su 317 mila individui). E se poi si prosegue nell’analisi valutando le diverse fasce d’età, si scopre che i meno vaccinati sono praticamente senza distinzione percentuale quelli di età compresa tra i 30 e 49 anni che arrivano circa al 22 per cento mentre più si sale con l’età e più la popolazione è coperta: solo il 15,4 per cento di chi ha tra i 50 e i 59 anni non ha ricevuto il vaccino così come il 10,4 di chi ha tra i 60 e i 69 anni. Tra i più giovani (20-29 anni), il dato dei non vaccinati è al 17,8. 

Al lavoro. Avendo ricavato una percentuale che ha una discreta approssimazione (quella del 17,5 per cento dei non vaccinati sulla popolazione di età compresa tra i 20 e i 69 anni) è possibile proiettarla sulla popolazione che compone la cosiddetta forza lavoro, aiutandosi con i dati messi a disposizione dall’ultimo censimento permanente della popolazione, pubblicato nel 2021 su dati del 2019. Si tratta in tutto di 415 mila vicentini, tra i 386 mila che risultavano occupati e i 29 mila disoccupati. Il calcolo percentuale suggerisce quindi che ci possano essere circa 70 mila persone tra quelle che rientrano nella forza lavoro non coperte dalla vaccinazione e che quindi debbano ricorrere alle altre strade per conseguire la certificazione verde necessaria accedere al posto di lavoro.

Il commento Il segretario generale di Cgil Vicenza, Giampaolo Zanni, commenta sia da rappresentante sindacale, sia da responsabile di oltre 100 sindacalisti Cgil: «Le norme ci pare che siano abbastanza chiare, anche noi abbiamo le stesse responsabilità di qualsiasi altra azienda. Ovviamente, nessuno sa, per ragioni di privacy, cosa accadrà il giorno 15 perché scopriremo lì quante persone non hanno il green pass. Credo che occorrano pazienza, disponibilità, ascolto e concretezza. Non sposo affermazioni di principio come verità assoluta ma ho preferito questa impostazione. Serve un’analisi dei casi concreti, sperando che il tempo porti al superamento di questa situazione con il raggiungimento di un livello accettabile di vaccinazione e obblighi precisi da rispettare».

 

Karl Zilliken

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